TENNIS – Di Diego Barbiani
LONDRA. Il Master di Londra è l’unico torneo in cui Andy Murray, in Gran Bretagna, non ha mai raccolto grandi risultati. Solo due semifinali (2010 e 2012), con le uscite ai gironi nel 2009 e nel 2014 oltre a due non partecipazioni nel 2011 e nel 2013.
Un percorso ed una relazione sempre complicata nonostante proprio a Londra, a qualche chilometro di distanza in direzione sud ovest, lo scozzese nel 2012 e nel 2013 ha messo insieme la medaglia d’oro olimpica ed uno Slam sempre nel Centre Court di Wimbledon, riportando tra l’altro un suddito della regina a trionfare nello Slam di casa 77 anni dopo Fred Perry.
Quest anno Andy aveva pensato quasi di saltare l’evento vista la grande possibilità di mettere le mani sulla Coppa Davis la prossima settimana in Belgio. Alla fine, anche spinto da alcuni obblighi imposti dai vertici ATP, si è recato a Londra senza un allenamento sul veloce nelle gambe, avendo preferito la terra rossa su cui dovrà competere coi suoi connazionali tra una decina di giorni. Lo aiuta, se non altro, il fatto che quest anno la superficie che i giocatori hanno trovato alla O2 Arena di Londra appaia veramente lenta.
Serena Williams, un paio di anni fa, giocò a Bastad in Svezia il primo torneo in vista dello US Open. Le fu chiesto come mai, oltre alla scelta di un torneo non così competitivo come quelli in nord-america, il ritorno sulla terra rossa dopo Wimbledon. L’attuale n.1 del mondo WTA rispose: “E’ quasi più veloce questa terra rossa che la superficie che si trova in nord america”. Le condizioni attuali della capitale inglese stimolano alla perfezione, poi, il gioco di Murray, che quindi non risente neppure di grandi problemi di adattamento.
Con il 6-4 6-4 inflitto a David Ferrer, comincia nel migliore dei modi il proprio torneo. Una partita in cui è stato bravo a non complicarsi troppo la vita nel secondo set, quando si è trovato indietro di un break ed in queste circostanze, coi Round Robin, anche un set in più o in meno può fare la differenza alla fine. Nel 2009, addirittura, venne eliminato per un game di differenza a favore di Juan Martin Del Potro (secondo) e tre a favore di Roger Federer (primo).
Per lo spagnolo, invece, è una sconfitta che complica tantissimo la situazione. Al di là dell’indiscutibile generosità che porta in campo in ogni circostanza, ora ha bisogno di almeno una vittoria contro Stan Wawrinka e Rafael Nadal. Contro lo svizzero non vince sul veloce dal 2012 e la maggior parte delle sue sette vittorie sono arrivate a cavallo tra il 2006 ed il 2010 (5 su 7 incontri), con Wawrinka che invece guida 4-2 dal 2012. Contro il connazionale, invece, il bilancio è di 6-23.
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