TENNIS – di Federico Parodi
LONDRA. Novak Djokovic non si ferma più. All’esordio alle Atp World Tour Finals il numero uno del mondo si sbarazza con un duplice 6-1 di Kei Nishikori e ora attende il vincente della sfida tra Roger Federer e Tomas Berdich.
Dopo giorni infernali di angoscia, rabbia e dolore seguiti ai terribili attentati di Parigi lo sport prova a ripartire. Il tennis lo fa dall’O2 Arena di Londra, dalle Atp World Tour Finals, dal suo attuale giocatore di riferimento, Novak Djokovic. Il tennista serbo ha vissuto in prima persona il dramma della guerra quando era solo un ragazzo e la sua Belgrado veniva bombardata da un’operazione avvallata dalla Nato. Era il 1999 e Nole nutriva grandi speranze: sognava di diventare un professionista, di vincere i più grandi titoli, di fare la storia del tennis. Oggi è molto di più, è il padrone del suo sport, sta vivendo il miglior momento in carriera e non vuole fermarsi. Quella contro Nishikori era la rivincita della semifinale dello scorso anno, una partita divertente che si era conclusa in tre set. Oggi, invece, la forbice tra i due giocatori è molto più ampia di dodici mesi fa, come ha testimoniato il match odierno, una sorta di allenamento agonistico per il serbo.
L’esordio nel torneo del cannibale sa di copione già scritto, di film già visto e rivisto. Anche se Nishikori è un buon giocatore, anche se ha dimostrato in passato di poter battere chiunque, numero uno del tennis compreso, questo Djokovic sembra indistruttibile, imbattibile, irraggiungibile. Il giapponese è fin da subito intrappolato nella sua stessa trappola di gioco, quella degli scambi infiniti a velocità supersoniche, non così lontani dai ritmi dei videogames. Il problema è che la solidità del serbo finisce per prosciugare, fisicamente e mentalmente, chiunque si ritrovi dall’altra parte della rete, non lascia respiro. Il giapponese prova a mettere in campo le sue oneste qualità di combattente, la sua capacità di anticipare i colpi, di scambiare a velocità costanti e sostenute. Djokovic ha però a disposizione marce aggiuntive, che in periodi di trance agonistica come questo non fa alcuna fatica a ingranare. Inoltre, il servizio del numero 8 delle classifiche è troppo attaccabile per l’attuale qualità (e profondità) della risposta del serbo.
Il 6-1 con cui si conclude il primo parziale – ma poteva benissimo essere bagel – è un chiaro segnale della resa, della deposizione forzata delle armi. Due break consegnano il set a Djokovic, il secondo dopo un errore di tocco di Nishikori, che, esasperato, prova a fare qualcosa di diverso, addentrandosi in soluzioni non propriamente nelle sue corde come il drop.
Nishikori è ora irrimediabilmente legato al grado di attenzione del suo avversario, ma il cannibale non è in vena di regali o di allenamenti extra. Piazza un break in apertura di secondo set e uno nel quinto gioco, spaventando tutti i rivali che ambiscono al titolo di maestro. Certo, Kei Nishikori non sembra oggi l’avversario più indicato per incrinare le sicurezze di Nole: il gioco del giapponese è speculare a quello del numero uno, non ha un piano alternativo e, come detto, presenta gravi limiti al servizio. Ma ci si chiede come si possa impedire al campione serbo di vincere il suo quinto Master (il quarto consecutivo).
Djokovic non perde indoor dal 2012 e negli anni scorsi non palesava certo questo stato di forma. Oggi ha vinto la partita numero 79 in stagione, la ventitreesima consecutiva. Non perde dalla finale di Cincinnati con Federer in agosto e forse potrebbe essere proprio lo svizzero l’unico ad avere il gioco per dargli qualche grattacapo. Ne sapremo qualcosa mercoledì, sempre che l’elvetico vinca questa sera il suo match d’esordio con Berdych. Intanto Nole si gode la coppa del numero consegnatagli a fine incontro e continua a macinare vittorie e avversari senza battere ciglio. Gli avversari sono avvisati, il cannibale ha ancora fame.
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