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WTA Finals Singapore: Kerber, partenza a razzo. Kvitova paga l''effetto 2015'

TENNIS – Di Diego Barbiani

SINGAPORE. Una vittoria che vuol dire tanto, per Angelique Kerber, contro una Petra Kvitova quasi mai in grado di esprimere le sue qualità migliori in una prestazione, quella della due volte vincitrice di Wimbledon, che ha rispecchiato in più momenti un 2015 per lei molto complicato. 6-2 7-6(3) per la tedesca, dunque, che aggancia Garbine Muguruza ed anzi, al momento la sopravanza per una migliore differenza game. Siamo solo al primo match del Round Robin, ma può anche essere la giornata che delinea le vere forze del girone bianco.

Parlando della tennista ceca, la sua partita è un po’ frutto dell’ ‘effetto 2015’: rispecchia molto da vicino diverse fasi della sua travagliata stagione. Complicata, molto complicata all’inizio, dove non le riusciva praticamente nulla (che rispecchia quanto avvenuto da dopo Sydney a Stoccarda), poi il momento più bello, quello della reazione con un break sudato sette camice ad inizio della seconda frazione per salire sul 3-0 (che si ritrova nella settimana di Madrid, quando dopo aver lottato nelle prime fasi ha esploso tutto il suo talento negli ultimi match) ed è tornata poi a fasi alterne fino al tie-break dove la luce si è spenta definitivamente.

Il gioco di Kvitova è ben noto. Tante volte oggi ha cercato di arrivare all’estremo, fare da 0 a 1000 in due centesimi di secondo. Quando invece riusciva a rallentare un istante la propria manovra ed allo stesso tempo essere un po’ più mobile coi piedi venivano fuori quelle geometrie e quei colpi a tutto braccio che farebbero impallidire chiunque. Non era però questa la sua giornata, perché anche dopo un primo set dove non si è mai ‘svegliata’ (tanto che a fine parziale l’arbitro ha dovuto chiamarla a gran voce perché non si era accorta e stava chiedendo le palline al raccattapalle) ha ridotto al lumicino i momenti positivi.

Aveva provato a tener vivo il racconto quando non si è arresa sul 2-6 4-5 e 0-30, ha ripreso il break di ritardo ed è ripartita a giocare un tennis stellare che l’ha portata anche a due set point consecutivi. Ma è durato poco, troppo poco contro la Kerber che è scesa in campo oggi.

Per la tedesca è una vittoria che va ben oltre la semplice soddisfazione di aver battuto una delle partecipanti al Master che non sia Agnieszka Radwanska su una superficie dura come quella di Singapore, cosa che comunque in stagione non era ancora capitata, ma potrebbe aprirle scenari interessanti. E’ alla terza partecipazione ad un Master di fine anno e vuole a tutti i costi il primo approdo in semifinale. Lo sente suo, dopo una stagione che l’ha vista dominare nei tornei Premier ma mai aiutata dalla fortuna nei grandi appuntamenti. Da aprile, però, sta tenendo un livello di gioco estremamente alto ed il terzo successo in carriera su Kvitova potrebbe veramente lanciarla. 

Oggi ha controllato la situazione nel primo set e nel secondo si è sempre fatta trovare pronta. Al di là dei diversi dritti lungolinea o dei tanti passanti di livello incredibile (uno addirittura in chop di dritto ad inizio del quinto game), è da sottolineare la solita ed infinita grinta e capacità di adattarsi ad ogni genere di situazione che l’avversaria le proponeva.

L’errore più comune, quando si parla di Kerber, è di catalogarla come una giocatrice soprattutto difensiva. La tedesca, invece, almeno da aprile ha ammesso che con il cambio di allenatore ha subito cercato di trovare anche maggiore aggressività nei propri schemi tattici. Ora gioca quasi esclusivamente sulla riga di fondo. Sfrutta sempre l’enorme potenza nelle gambe per rigiocare dei colpi complicati, ma è difficilissimo schiodarla da lì, anche se si cerca di spingere o di aprirsi il campo. Da quella posizione lei parte con la sua trama, comincia a lavorare l’avversaria per poi provare a colpire nel momento migliore. In più, ha tutti i meriti di aver salvato il secondo set perché sui due set point ha trovato prima un ace e poi, su un’ottima risposta angolata di Kvitova è riuscita in allungo a giocare un dritto lungolinea letale. Ed è questo il vero marchio di fabbrica della n.7 del mondo. Se questo è essere difensivi…

 

 

Diego Barbiani

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