TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Per quasi tutti è già una causa persa, per molti non ha un briciolo di speranza; per alcuni, invece, è solo questione di tempo. Il mondo del tennis maschile deve sperare in Juan Martin Del Potro in un’era di generazioni perse per strada e poca concorrenza?
Ci sono state settimane, durante quest’anno (ma anche durante quello precedente) nelle quali ci siamo sentiti annoiati e impotenti come davanti a Juventus-Inter dell’altra sera: per quanto puoi tifare, per quanto sei appassionato, tra ritmi lenti e agganci sbagliati ti conviene addentare una pizza o una lasagna, lamentandoti delle degenerazioni sportive in corso.
Sono state le settimane di tennis, tra tornei asiatici ma anche americani: qualche eccezione, vivaddio, qualche partita di alto livello, qualche bella sorpresa. Poi, tante delusioni: in primis sempre i giovani ormai non più giovani, quella generazione Dimitrov che la cerchi e non la trovi mai, in fondo ai tornei. Praticamente neanche in fondo ai 250, che neanche si va a pretendere chissà che.
Il dominio di Novak Djokovic è lampante, potente, avvilente per gli avversari: i complimenti sono tutti per lui, il modo in cui si è migliorato e con il quale riesce a gestire famiglia e top del tennis mondiale è solo da ammirare: tuttavia, non eccita sempre i sensi di tutti e soprattutto, al momento, scarseggiano gli avversari. Gli unici che sono riusciti a negargli qualcosa o a giocarsela davvero in questo 2015 sono Roger Federer, anni 34 e Stan Wawrinka, che gli ha negato la gioia più grande, quella del Roland Garros. Il resto sta a guardare: Murray in Canada, certo. Episodico, vista poi la pochezza degli altri scontri; Karlovic a inizio anno? Inizio anno e Doha, appunto.
Tra uno sbadiglio e le congratulazioni al serbo sbucano fuori le foto degli allenamenti di Juan Martin Del Potro, che si fanno sempre più intensi. Terza operazione al polso in nemmeno un anno e terzo tentativo di ripresa. Fuori da tanto, troppo. Da togliere le speranze a chiunque, non a lui. Lui è fiducioso, lui vuole tornare, lui lavora per farlo: finalmente ha abbandonato le “comode sicurezze” di un tempo nel proprio team, è pronto a buttarsi di nuovo nella mischia e fin qui nessuna nuova voce di dolore persistente.
E’ lui la vera speranza di qualche rivoluzione? Di un po’ di differenziazione al top? Certo è preoccupante se la speranza principale deve arrivare dal passato, da un lento e difficile (e per nulla certo) recupero. La personalità e la forza tennistica di Juan Martin però non risiede in nessuna delle giovani promesse (i giovani non più giovani li abbiamo già salutati), non a breve almeno, non nei prossimi due anni, probabilmente.
Eppure Del Potro potrebbe sorprenderci e salvarci ancora, con quel suo dritto devastante, la capacità di giocarsela con i più forti e la fame, tanta, che ha accumulato in questi terribili anni.
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