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Paolo Lorenzi e l'elogio del lavoro

TENNIS – di LORENZO DI CAPRIO

Paolo Lorenzi si regala il bis: dopo il titolo della settimana scorsa in quel di Pereira,  il senese conquista anche il challenger di Medellin battendo Gonzalo Lama e la prossima settimana sarà numero 73 del ranking ATP. Si tratta dell’ennesima soddisfazione di una carriera “operaia”.

Sulla disparità tra i prize money di ATP e challenger se ne sono dette di tutti i colori: certo, è oggettivamente dura vivere di questo sport in maniera dignitosa disputando solo tornei nel circuito minore, mondo in cui la concorrenza è spietata e le comodità – tanto logistiche quanto legate ai servizi di cui ha bisogno un atleta ‘in loco’ – un lusso. Tra l’élite dei primi 70/80 in classifica ed il resto del gruppo, dunque, viene a crearsi una barriera che solo una manciata di tennisti, ogni anno, riesce a scavalcare attraverso il complesso sistema dei challenger.

Uno di questi è sicuramente Paolo Lorenzi: instancabile lavoratore animato da una passione viscerale nei confronti del proprio lavoro, l’azzurro ha sempre fatto affidamento sulla propria intelligenza – in campo e fuori –  per stupire gli addetti ai lavori e andare oltre le aspettative. Lo dimostra il suo gioco, che non spicca per estetica ma si è consolidato nel tempo con nuovi schemi (serve&volley, uno-due con servizio e diritto) senza perdere in solidità, e lo mette in luce anche la programmazione: ogni anno, infatti, Lorenzi mette a punto un calendario audace che lo porta a viaggiare continuamente a cavallo tra Europa e Sudamerica. Tournée pensate per chi non deve mollare un quindici al fine di far quadrare i conti una volta in viaggio sulla via del ritorno, settimane per lottatori come Paolino.

Chi critica al senese di alternare eccessivamente challenger e ATP senza trovarsi una collocazione ben precisa non può comprendere i motivi che ci sono dietro determinate scelte. In realtà, sono stati proprio questi fattori ad aver spinto Lorenzi fino ai top-50 del mondo (traguardo raggiunto nel 2013 dopo le otto vittorie nel circuito maggiore). Così, dopo le dieci partite vinte consecutivamente e i due trofei messi in cascina nelle ultime settimane, Lorenzi prenderà il primo volo disponibile per il Marocco e volerà a Casablanca per tornare sulla terra mediterranea: questione di cuore, tour de force che solo un maratoneta come lui può pensare di sostenere.

Il 37enne Ruben Ramirez-Hidalgo è l’unico a poter vantare più vittorie di Paolo Lorenzi nel circuito challenger. Il divario tra i due è di circa cinquanta successi, non proprio pochi, ma siamo sicuri che l’italiano non sia pronto ad un’altra impresa? Chi ama il tennis e le storie che questo sport ha il privilegio di raccontare lo spera: a 33 anni il nostro  giramondo dal cuore grande sembra non avere alcuna intenzione di smettere.

Redazione

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