TENNIS – US OPEN – DI FABRIZIO FIDECARO – Williams contro Williams, Serena contro Venus. In palio non c’è solo la semifinale a Flushing Meadows, ma, per la numero uno del mondo, anche la prosecuzione del cammino verso il sogno Slam.
Stavolta c’è di più. Si prospetta un derby familiare diverso dagli altri, quanto meno sul piano psicologico. È vero, in passato Venus e Serena Williams si sono affrontate in ogni possibile finale Major e dovrebbero essere abituate a pressioni di questo genere. Eppure, oggi c’è qualcosa di diverso. Nell’aria aleggia, immateriale ma percepibilissima, l’attesa spasmodica del Grande Slam. Serena lo insegue ed è ormai a pochi passi dal raggiungere il traguardo, e allora come potrebbe sentirsi Venus se dovesse essere proprio lei a spezzare il sogno della sorella, ormai prossimo alla realizzazione? D’accordo, il corretto spirito sportivo impone di dare il meglio in qualsiasi circostanza, ma il loro fortissimo legame affettivo, consapevolmente o meno, non finirebbe per risentirne, anche in modo pesante? Gli ingredienti per un dramma sportivo ed esistenziale ci sono tutti. E allora i più maliziosi hanno cominciato – ingiustamente – a pensare male.
A inizio carriera c’era addirittura chi sosteneva fosse papà Richard a determinare l’esito degli head to head tra le due figlie campionesse. Un po’ come accade spesso in alcuni sport, sulla carta individuali ma di fatto a squadre, come il ciclismo o la Formula Uno. Per citare un celebre esempio, la Ferrari che fa rallentare vistosamente Rubens Barrichello per consegnare il trionfo nel Gran Premio d’Austria 2002 al “cannibale” Michael Schumacher, con tanto di “sceneggiata” a seguire sul podio.
A tal proposito, come dimenticare le lacrime disperate di Serena al termine della semifinale di Wimbledon 2000, da lei persa malamente, giocando ben al di sotto dei suoi standard? Due giorni più tardi Venus batté Lindsay Davenport e conquistò il suo primo titolo in un Major, eguagliando così la sorellina, che l’anno prima aveva già trionfato a Flushing Meadows. E il forfait di Venus prima della semi di Indian Wells 2001? I motivi della decisione non furono ben divulgati, e ciò diede il la alla pesante contestazione nei confronti dell’incolpevole Serena durante il match clou con Kim Clijsters, che portò le Sister a rifiutarsi di mettere piede nell’evento californiano per lungo tempo.
Voci, nient’altro che voci. La realtà e che di “combine”, nel caso delle Williams, non si può assolutamente parlare. Casomai, possiamo ragionevolmente dire di una condizione psicologica difficile per ambedue le protagoniste, che non di rado le ha portate a non esprimersi al meglio una contro l’altra sul campo. Quello di stanotte sarà il loro 27esimo confronto diretto ufficiale: un numero nemmeno troppo consistente, viste le lunghe e fenomenali carriere di entrambe. Al momento Serena conduce il bilancio per 15-11, dopo essere stata inizialmente indietro per 1-5. Nelle prove dello Slam l’attuale numero uno del mondo è in vantaggio per 8 affermazioni a 5 (6-2 nelle finali).
La prima sfida ebbe luogo nel gennaio 1998, al secondo turno degli Australian Open, con la maggiore che si impose per 76(4) 61. Serena si sbloccò al quarto tentativo, quasi due anni più tardi, aggiudicandosi per 61 36 63 la finale della Grand Slam Cup 1999 a Monaco di Baviera. Poi la prima finale Slam, agli US Open 2001, vinta da Venus in due set (62 64), seguita dall’evidente inversione del trend, con la più piccola a prendere decisamente il comando delle operazioni. Il celebre “Serena Slam” del 2002-03 vide tutti big match in famiglia, puntualmente fatti propri dalla minore.
Venus ha ripreso a vincere qualche incontro fra il 2005 e il 2009 (il più importante la finale di Wimbledon 2008), ma nelle ultime sette occasioni l’ha spuntata una sola volta, l’anno scorso in semi a Montreal. Il confronto più recente risale a poco più di due mesi fa a Wimbledon, con un netto 64 63 per Serena negli ottavi.
E oggi come andrà? Al netto di ogni speculazione, la favorita è chiaramente Serena. È la migliore al mondo, ha un’invidiabile forza di volontà, si esalta nei tornei più importanti (l’ultima sconfitta in un Major risale a Wimbledon 2014 con Alizé Cornet), è motivatissima. Al contempo il peso di uno Slam in dirittura d’arrivo potrebbe farsi insostenibile, ma al momento il divario con la pur straordinaria sorella, che a tratti riesce ancora a incantare, appare palese. Se la pantera ritraesse d’improvviso gli artigli, facendosi sconfiggere dalla rapidità della gazzella, sarebbe una sorpresa clamorosa. Nonché un’incredibile storia da raccontare, probabilmente ancor più pazzesca della conquista nello stesso anno dei Big Four.
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