New York. Bruno Pizzul, per l’occasione, avrebbe detto: “Tutto molto bello”. E, in effetti, l’”Arthur Ashe” continua ad essere terra di conquista per le nostre “anziane” giocatrici. Il passaggio da Roberta Vinci a Flavia Pennetta, è stato breve. Nell’arco di ventiquattro ore, le due azzurre hanno guadagnato, entrambe, la semifinale di questo caldo ed umidissimo ultimo Slam.
A Flushing Meadows, il tricolore sventola alto. Come non è mai stato in passato. E Flavia, oggi, ha giocato alla sua maniera, da tennista navigata qual è. Ha saputo resistere al “bombardamento” della Kvitova, al suo tennis “fisarmonica”. Ha aspettato e colpito, in maniera cinica e spietata. Senza mai disunirsi, nemmeno quando, sul 5-4 nel secondo set, ha fallito in maniera clamorosa, il primo set point, giocando un passante a campo praticamente aperto, come forse peggio non poteva fare. Flavia Pennetta, però, è una dura a morire. New York è la sua città, Il Billie Jean King Tennis Center, una seconda casa, il cemento dell’”Arthur Ashe”, qualcosa che addomestica a meraviglia.
Ha vinto, perchè ha saputo attendere. Perchè, nel ribollente centrale, ha finito per cucinarsi a dovere e a fuoco lento, oseremo dire, una giocatrice che, nel terzo set, è sembrata sfinita, come il più suonato dei pugili all’angolo, non il suo, di un un ring nemico. Flavia Pennetta è stata meravigliosamente, come dicevamo, cinica e spietata. Ha perso il primo set, quando recuperando il break, è andata a servire per il 5-5, ha scosso la testa e si è rimessa lì, a mo’ di formichina, portando quanto di più prezioso ci potesse essere, dalla propria parte. Trovando, soprattutto, modo e tempo per credere nell’impresa, in una vittoria importante, nella seconda semifinale in tre anni dalle parti del Queen’s. La potenza di fuoco della ceca ha fatto a schiaffi con la lucidità dell’azzurra. E si è spenta, gradatamente, perchè l’intelligenza tattica della brindisina, ha finito per fare la differenza. Brava Flavia, brava davvero. Per averci regalato, semmai ce ne fosse stato bisogno, l’ennesima prova di come si debbano giocare match importanti nei tornei che contano. Esempio da imitare, ammesso che in casa nostra, ci sia l’umiltà di farlo. Perchè non si batte la numero 5 del mondo, nel modo in cui lo ha fatto Flavia Pennetta, se oltre ad essere un po’ fighters, non ci sia dell’altro. Molto, a nostro avviso, in una tennista che vorremmo, in cuo nostro, preservare a lungo: 4/6 6/4 6/2 in due ore e ventitre minuti. Tutto molto bello… Non c’è che dire.
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