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US Open: Fognini non si ripete, Lopez avanti in tre set

TENNIS – US OPEN – DI GIANLUCA ATLANTE – Forse lo sapevamo, ma in cuor nostro, a maggior ragione dopo quanto visto un attimo prima, magari proprio in quel nono gioco del quinto set contro Nadal, i cattivi pensieri li avevamo subito voluti allontanare dalla nostra mente. Oggi, però, pian pano che sul ”Louis Armstrong” il match contro Feliciano Lopez, prendeva una certa piega, la vocina dell’anima è tornata a riaffiorare prepotentemente: “Ve lo avevo detto che sarebbe finita così”. Eccola qui la prova del nove di Fabio Fognini, sgretolarsi rapidamente, in un’ora e cinquanta, al cospetto di un altro spagnolo, la testa di serie numero 18 qui a Flushing Meadows.

 

Eccola qui la prova della verità, andata in fumo in un amen, quasi a voler ribadire che, con il talento di Arma di Taggia, non c’è, a maggior ragione, davvero assolutamente nulla di scontato. Questo non vuol dire, però, che Fognini non se la sia giocata, anzi. Ci ha provato il numero due d’Italia. E’ andato avanti 4-1 nel secondo set, ha provato ad entusiasmare la folla nel tie break con un colpo da sotto degno del miglior Federer, ma poi troppo presto, magari perchè avvolto dai fumi dell’alcool del match contro Nadal, è andato in doccia nel terzo set, non trovando più modo e tempo per provare a lottarsela alla pari. Per cercare, stile Nibali nell’ultimo Tour de France, a rincorrere la speranza, ultima a morire, ma con lui, almeno questa sera, già nel tubo delle palline, ancor prima di aprire l’ultimo. Per carità, Feliciano Lopez è un signor giocatore, da quando si è sposato sembra, al pari di Murray, aver trovato giovamente da quella fede al dito, ma resta il fatto che l’occasione per agguantare il secondo quarto di finale della sua carriera, era quantomai propizia per il nostro Fabio, bravo ad eguagliare Davide Sanguinetti, che nel 2005 si era issato anche lui sino al quarto turno, ma lontano anni luce dalla semifinale di Corrado Barazzutti, quella volta a Forest Hills, del 1977. Oggi, forse, rivisitando mentalmente il match, il nostro Fognini qualcosa in più l’avrebbe potuta fare. Sulla spinta, magari, di quel secondo set, perso solo al tie break, con un Feliciano Lopez in rimonta. Sulla spinta di quanto fatto con Nadal, che magari oggi non è quello di un anno fa, ma che era avanti due set a zero, prima di essere raggiunto e superato. Il 6/1 rimediato nel terzo set dal talento di Arma di Taggia, invece, è stata la riprova di come, almeno per Fognini, non ci sia davvero nulla di assolutamente scontato in mezzo al campo. Tantomeno il provare a confermarsi, parola troppo grossa anche e soprattutto per il suo di vocabolario.

Ci resta, dunque, il ricordo di quel nono gioco del quinto set contro Rafa. Amaro quanto basta per andare a letto, noi comuni mortali, con la consapevolezza di non aver visto ancora tutto di questo nostro giocatore. Dimenticavamo: 6/3 7/6 6/1 in un’ora e cinquanta minuti. Troppo poco, davvero troppo poco.

Gianluca Atlante

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Gianluca Atlante

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