TENNIS – di ELISA PIVA – E’ il 19 agosto 2009. Una data come tante, ma importante come poche: quel giorno il nome di Flavia Pennetta si legge per la prima volta nella top ten del ranking Wta. Un traguardo sfiorato da tante ma raggiunto da nessuna prima di allora.
Da 10 a 11 sembra esserci una distanza minima, ma nel tennis è un abisso. Non una semplice unità, ma la differenza tra entrare nell’etile del tennis e restare alla porta.
Un risultato frutto anche e soprattutto di un’estate caldissima. La “Penna” è on-fire, gioca con grande fiducia ed affronta a testa alta chiunque ci sia dall’altra parte della rete. A Los Angeles agguanta uno strepitoso successo su Maria Sharapova in semifinale e all’ultimo atto doma 64 63 Samantha Stosur. La settimana dopo a Cincinnati, di slancio, sull’onda dell’entusiasmo, coglie un’altra strepitosa vittoria, questa volta su Venus Williams, che di fatto le garantisce l’ingresso tra le prime dieci.
Il mondo, non solo l’Italia, si accorge e punta gli occhi sulla brindisina. Agli Us Open tutti si aspettano un grande risultato. La stampa italiana per prima, che la segue e si esalta per la sua corsa fino agli ottavi. Qui disputa un match che gli appassionati non possono dimenticare: va sotto un set contro Vera Zvonareva, annulla sei match point e porta a casa un palpitante tie-break, si fa massaggiare la schiena. Al terzo manda fuori di testa la russa e la annienta con un 6-0. Una prova di attributi mica da poco.
Il pubblico è in delirio ed è sempre più innamorato. Ogni conferenza è sempre più affollata da giornalisti stranieri, che l’assillano di domande a cui lei risponde in punta di sedia ed un po’ nervosa, e quando arriva la stampa italiana si rilassa (con il tempo ha imparato a prendere confidenza anche con l’inglese, vedi il discorso alla cerimonia di premiazione!).
I media stranieri vogliono saperne sempre di più: chiedono ai giornalisti italiani presenti maggiori informazioni su Flavia, sul clima che si respira in Italia, si immaginano un entusiasmo diffuso ed un seguito sempre più crescente in Patria e strabuzzano gli occhi quando scoprono che il tennis, da noi, si vede solo sulla pay tv.
Flavia però ai quarti sbatte contro Serena Williams senza però sfigurare. L’attuale numero 1 del mondo sembra ancora un ostacolo insormontabile. Ci vorranno altri sei anni prima che la Vinci, su quello stesso campo, ci mostrasse come si fa. In ogni caso il risultato storico sembra già un miracolo. L’impresa pare irripetibile. Invece da quel giorno, per il tennis azzurro in gonnella, comincia una scalata incredibile ed inimmaginabile. Senza saperlo, senza volerlo, la Pennetta ha dato il là ad una serie di successi in singolare delle tenniste azzurre che fino a quel momento non si osava nemmeno sognare. Inconsapevolmente meno timorose e più consce dei propri mezzi, le splendide ragazze della racchetta ci hanno regalato imprese su imprese.
La vittoria al Roland Garros del 2010 di Francesca Schiavone, che si è poi ripetuta raggiungendo la finale l’anno successivo, salendo in classifica sempre più su fino al numero 4 e giocando un Master di fine anno. La finale sempre a Parigi di Sara Errani nel 2012 e la semifinale nel 2013, il suo ingresso stabile in top ten (best ranking di numero 5), le due partecipazioni al master. Il grande Slam in doppio di Errani e Roberta Vinci. Ed ora la finale tutta italiana a Flushing Meadows tra Flavia e Roby. Ad ogni impresa si pensava “quando ricapiterà più”, e puntualmente ogni anno una delle nostre “fab fuor” ci regalava un nuovo miracolo.
Gran parte del merito va proprio a Flavia Pennetta. Ha innalzato l’asticella, ha mostrato a tutte le sue compagne che bisogna crederci e osare, che non bisogna sentirsi inferiori solo perché il proprio cognome non finisce per -ova, che non bisogna partire battute contro nessuno, nemmeno contro una top ten. Perché ora quella top ten non è più inviolabile. Che sì, si può fare.
Dopo quel 2009, quando è diventata la prima tennista italiana di sempre ad entrare tra le prime dieci, Flavia è stata superata dalle sue colleghe, che stagione dopo stagione hanno continuato ad aggiornare il libro dei record italiani, scrivendo pagine su pagine di storia.
Oltre al tennis in campo, in questi sei anni ci ha però mostrato ancora una volta una forza di volontà incredibile e la capacità di migliorarsi sempre. Si è infortunata al polso, è stata ferma se mesi temendo di non rientrare più. Si è rialzata nuovamente ritornando più forte di prima, realizzando il sogno di una vita e pareggiando i conti con la sfortuna. Da antesignana e trascinatrice dei successi azzurri, non poteva non chiudere la carriera con uno slam in bacheca. Era scritto nel suo destino. Ora il cerchio si è chiuso e Flavia può lasciare il tennis senza più discorsi in sospeso. Un posto tra le italiane più forti di sempre è d’obbligo. E forse anche qualcosa in più.
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