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Roberta Vinci, la meritata rivincita di una donna ferita

NEW YORK. Se la meritava Roberta Vinci, una semifinale in un torneo dello slam. E non perché (non solo) tutte le sue “compagne” di trionfi di Fed Cup, le sue sorelle tennistiche, a questo risultato ci erano già arrivate, ma semplicemente perché Robertina aveva un debito enorme, enorme con la fortuna, che spesso tantissimo le ha tolto in momenti chiave di questo o quel torneo.

Nel 2011 sull’erba era fortissima: Serena non c’era, a Wimbledon arrivò su una nuvola. Peccato che sulla sua strada incontrò una giocatrice che era ingiocabile anche per lei in quel momento, Petra Kvitova. E la incrociò troppo, troppo presto nel tabellone. Un episodio, questo, tanto per ricordarne uno. Ne verrebbero e ne verranno in mente altri, tanti , troppi. E quindi ora che sì, certo, ha avuto dalla Dea Bendata una mano grossa quanto l’Artur Ashe per arrivare al penultimo anno dell’Us Open 2015, possiamo tranquillamente dire, gridare, “chissenefrega”.

Di più. Mai, mai come quest’anno Roberta Vinci ha meritato di ottenere tutto questo. Fino ad Istanbul aveva avuto una stagione orribile. Non solo a livello tennistico, ma anche, soprattutto,  a livello personale. Tutti l’avevano presa (e ora possiamo dire: sbagliando, eccome) per una giocatrice finita, andata, un “rottame” con la racchetta. Anche persone insospettabili, anche chi le era più vicina. Lei non lo dirà mai perché è troppo signora, ma la rottura con la Errani l’ha distrutta, mentalmente e fisicamente. Tra gli addetti ai lavori gira loce che il suo dimagrimento così evidente sia dovuto anche a questo, non solo al lavoro fisico (in realtà già a gennaio si era presentata più slanciata, più “secca”) ma anche a qualche sofferenza interna. Voce di popolo, forse semplici equazioni senza senso, chi lo sa. A chi lo ha chiesto a lei, alla diretta interessata, ha sempre detto che essere contenta di aver perso quei chili che lei riteneva di troppo (quasi dieci, non esattamente pochi).

Non c’è la conferma ufficiale e non ci sarà mai, ma nella coppia Errani/Vinci quella “scaricata”, con tutta probabilità, è stata proprio la pugliese.  Roberta ha metabolizzato tutto, ha sofferto, poi da grande donna e da grandissima tennista qual è, si è rialzata. Ha iniziato a ritrovarsi, a giocare meglio, ha visto la Errani fare coppia con la Pennetta, ha ricostruito pure lei una coppia di doppio con Karin Knapp, l’ha presa per mano, e ora la Knapp non solo è diventata una signora doppista, ma è migliorata anche in singolare. E ora, la Fenice Pugliese è definitivamente risorta, arrivando a giocarsi una semifinale nel torneo del probabile Grande Slam di Serena Williams proprio contro Serena Williams. Forse non ha una chance al mondo di fermare la storia, di stoppare la corsa dell’americana, ma a questo punto poco importa. Possiamo solo dire: brava Roberta, te lo sei meritato. 

Luigi Ansaloni

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