TENNIS – NEW YORK – Di DANIELE AZZOLINI.
Lo vedi giocare a tennis come soltanto in Paradiso è consentito fare, e ti fa rabbia. Perché pensi a che cosa sarebbe stato un giocatore così senza il tormento quotidiano delle proprie insufficienze, senza il freno tirato della mancanza di autostima, ma libero di fare a modo suo, di osare, di sfidarsi a dare sempre il meglio.
E sia, teniamoci l’impresa e la rabbia, che sono le due metà essenziali di un tennista fuori dal coro come Fabio Fognini, e puntiamo al sodo… È la terza vittoria su Rafa Nadal, quest’anno, ed è anche la più bella. C’era riuscito solo Djokovic, prima di Fabio, a fermare tre volte lo spagnolo in una stagione, e il dato statistico, credeteci, non è fine a se stesso, non in questo caso. Battere Rafa, entrare in quel ristrettissimo club di fighters che ce l’hanno fatta, significa elevare il proprio tennis a livelli per molti incomprensibili, prima ancora che irraggiungibili. Significa sfruttare ogni postilla tecnica del proprio armamentario, giocare d’anticipo sull’anticipo, correre più di quanto corra lo spagnolo, colpire di brutto cercando gli angoli più lontani. È come un brevetto: se batti Rafa, puoi prendere il volo, battere chiunque, innalzarti più in alto che mai.
La bellezza del match viene dal ribaltone cui Fabio ha dato vita. Non voluto, ma trovato nei giusti tempi e modi. È successo tutto quando Rafa si è sentito vincitore, e ha pensato che il pericolo fosse ormai scampato, perché è così che lui vive Fognini, tanto più dopo le sconfitte di Buenos Aires e Madrid e dopo la lite nella finale di Amburgo. Lì Fabio ha forzato i colpi, e l’ha fatto nell’unico modo consentito a chi voglia realizzare un’impresa nel tennis. Non ha sbagliato più. O quasi… Ha forzato i tempi di gioco, ha tenuto Rafa incastrato sul suo dritto, il colpo perduto, quello che non funziona più a dovere. Lo ha impaurito, via via frustrato, e quando l’altro è tornato a mascella spianata per riprendersi il maltolto, lo ha ricacciato indietro lungo un ultimo set pieno di spine e di servizi smarriti.
Non è la consacrazione, è solo un ottavo di finale raggiunto a spese di un campione oggi in difficoltà. Ma è il match che ha fatto vedere che cosa Fognini sappia fare. E il pubblico si è entusiasmato. Ora servirà ribadire le qualità messe in mostra contro Feliciano Lopez negli ottavi, per approdare a Djokovic, nei quarti. Fognini può farcela. Lo ha fatto vedere a tutti, anche a se stesso. Continuare dipende soltanto da lui.
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