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Flavia Pennetta, la sua New York, i suoi US Open

TENNIS – US OPEN – Di ROSSANA CAPOBIANCO – C’è un rapporto speciale tra Flavia e New York City, c’è sempre stato. Non si raggiungono per caso quattro volte consecutivamente i quarti di finale e due volte in carriera la semifinale. Il cemento piace alla Pennetta ma è la Grande Mela ad accenderla. E a 33 anni, un altro risultato straordinario di un’atleta e di una donna straordinaria. Si fermerà qui?

Mentre Danilo Gallinari, fenomeno del nostro basket e dell’NBA, metteva a segno 25 punti contro la Germania a Berlino, dopo l’impresa di ieri con la Spagna, Flavia Pennetta spremeva fino all’ultima goccia di sudore Petra Kvitova, due volte campionessa di Wimbledon, oggi convalescente dopo la mononucleosi, autrice comunque di un ottimo torneo. 

La stessa Kvitova che ha vinto il primo set, decidendo tutto lei, come spesso le capita: servizio vincente, doppio fallo, dritto secco, rovescio incrociato, colpo facile in rete. E Flavia che non riesce ad approfittare delle tante palle break, delle occasioni. E’ troppo tesa, il servizio la tradisce, troppe seconde, non riesce a prendere in mano l’iniziativa. Ma non esce mai dal match. La caparbietà non le ha mai fatto difetto ma oggi, matura ed esperta, sa che deve portare la partita al terzo. 

L’avversaria calerà, Flavia no. Perché è quello che ha sempre fatto: andare avanti, non rinunciare, per amore del tennis. Un amore più forte di una cocente delusione sentimentale, della perdita di un caro amico, della distanza dalla famiglia, del dolore al polso, dell’età che passa e del logorio, di nuovi amori, di desideri materni. Il tennis è tutto e il tennis, quando lo ami così, ti ripaga. In una giornata umida a Flushing Meadows: non c’è più il vento come due anni fa, quando risorse dalle ceneri dell’operazione e della sfiducia. New York la rigenera. Come le accadeva a Bogotà, con la differenza che qui ci si gioca uno Slam.

Potrebbe ritrovarsi la Azarenka, come nel 2013, o la Halep, numero due del mondo. Poco importa, stavolta arriverà comunque più preparata. E ancora più innamorata del “suo” tennis.

“If I can make it here, I’ll make it anywhere… it’s up to you, New York, New York”. Non è ancora l’ultima occasione per una finale Slam ma sembra che Flavia ce la faccia qui e da nessuna altra parte. E mentre l’Italia scopre i fenomeni del basket guarda anche alla Puglia, da Brindisi a Taranto, tra le prime quattro agli US Open. E si inchina.

 

Rossana Capobianco

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Rossana Capobianco

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