TENNIS – di Diego Barbiani
COPPA DAVIS. Le due semifinali di Coppa Davis erano per tutti già sbilanciate in partenza: da un lato Gran Bretagna contro Australia, sfida dai mille significati, dall’altra Belgio contro Argentina, due formazioni trovatesi lì grazie anche a qualche situazione favorevole nei turni precedenti.
Alla fine, però, c’è stato tanto spettacolo a Glasgow come a Bruxelles ed a fine novembre la finale sarà tra la nazionale di Andy Murray, che ritorna all’ultimo atto dal 1978, e quella di David Goffin, per la prima volta in 111 anni di storia ad un passo dal titolo.
Murray, parlando dei britannici, è stato ancora una volta il protagonista assoluto. Leon Smith, il capitano, non finirà mai di ringraziarlo per l’apporto determinate che sta dando fin dallo scorso anno. E’ l’unico, tra i big, a non aver mai saltato un incontro, comprese trasferte a San Diego o a Napoli, quando fu battuto nettamente da Fabio Fognini ed una schiena che ancora lo torturava. E’ anche vero che, senza di lui, la squadra perderebbe quasi tutto il suo potenziale. Anche per questo, lo scozzese sta seriamente pensando di saltare le ATP Finals di fine novembre, a Londra, per concentrarsi unicamente sulla nazionale.
Murray patriottico, Murray che si è scoperto in questi anni una persona più vicina a tutti i propri atleti connazionali. Durante l’ultimo Roland Garros è andato in tribuna a tifare il giovane Kyle Edmund contro il francese Stephane Robert, con due-tremila persone sugli spalti che facevano un tifo da Coppa Davis verso il loro connazionale ed Andy, nel box di Edmund, ad incoraggiarlo come un amico. Naomy Broady. la scorsa settimana semifinalista nel torneo del Qebec, lo ha ringraziato in conferenza stampa per il supporto che sta dando a tutti loro.
Dal 27 al 29 novembre potranno ricambiare con il loro supporto durante la finale, probabilmente a Gent, contro una new-entry: il Belgio. Per Goffin e compagni si tratta della prima finale, accolta ieri a Bruxelles come se avessero già vinto il titolo. Per loro è già un successo, quello che arriverà sarà un – dolcissimo – di più. Johan Van Herck, il capitano, è conscio di non avere i favori del pronostico dalla sua. Per avere qualche speranza ha bisogno a tutti i costi di battere il secondo singolarista britannico (ad oggi può essere uno tra James Ward, Dan Evans o Edmund) e provare a fare il miracolo nel doppio, perché un Murray al primo match della terza giornata, con la possibilità di chiudere la serie, diventa pressoché imbattibile anche per un Goffin in giornata mostruosa.
Scendendo ai play-off, ci sono state pochissime (se non nulle) sorprese. L’Italia è uscita rinvigorita dalla complicata trasferta ad Irkutsk, soprattutto ripensando a quanto successo ad inizio anno ad Astana. Nella nottata tra mercoledì e giovedì ci sarà il sorteggio del World Group 2016 e la nazionale di capitan Barazzutti non sarà tra le teste di serie, rischiando quindi una delle nazionali più forti fin dal primo turno.
Tra le altre nazionali, pochi problemi per Repubblica Ceca, Svizzera e Stati Uniti, le altre nazionali più titolate presenti agli spareggi. La situazione, però, potrebbe cambiare per il prossimo anno. I bi-campioni della Davis nel biennio 2012-2013 sperano che Jiri Vesely e Adam Pavlasek possano crescere di livello, perché ormai da un paio d’anni non riescono più a schierare con continuità la coppa d’oro formata da Tomas Berdych e Radek Stepanek. Questa volta è mancato il primo, che come già avvenuto per la trasferta in Giappone ha preferito rinunciare ad uno scomodo viaggio dagli Stati Uniti all’India. Radek, invece, sta vivendo una stagione molto complicata con un crollo in classifica oltre il n.200 del mondo a causa di un brutto infortunio e nonostante abbia dato un contributo importante vincendo il doppio, a 36 anni ogni stagione potrebbe essere l’ultima, se non per l’addio al tennis almeno per l’addio alla propria nazionale. Anche perché lui, il suo, l’ha fatto ampiamente con le due vittorie che hanno garantito l’insalatiera.
In casa svizzera, invece, i problemi sono sempre i soliti: come fare senza Roger Federer e Stan Wawrinka? Comincerà ora il solito tira e molla fatto di dichiarazioni, smentite, allusioni, discussioni. Gioco, non gioco, gioco, non gioco. Se fino allo scorso anno era sempre l’ex n.1 del mondo che metteva come priorità la propria carriera in singolare, ad inizio anno anche Wawrinka, dopo dieci anni, ha detto ‘no’. Così in Belgio è andata una formazione in cui il n.1, poi fuggito tra le polemiche, era Yann Martì. Manca il ricambio ‘accettabile’, manca qualcuno nei primi 200 e se alla fine dovesse verificarsi una nuova situazione di quel genere, per Severin Luthi sarà molto complicato puntare in alto.
Forse, chi sta meglio sono gli Stati Uniti, che negli ultimi anni hanno sempre raccolto magre figure, per la prima volta hanno rinunciato ai Bryan ed a John Isner, ma hanno il futuro dalla loro. A livello junior stanno venendo su giocatori di grande prospettiva, che in una fase di transizione come quella attuale potrebbero essere inseriti a poco a poco per prepararli a quando, tra qualche anno, potrebbero guidare la nazionale. Per il momento, il capitano si tiene stretto Jack Sock, che ha esordito nel fine settimana uzbeko ed ha portato a casa due punti fondamentali, cancellando l’incredible sconfitta di Steve Johnson nel primo singolare contro Denis Istomin.
Borna Coric è stato il grande protagonista in Brasile. Suoi due dei tre punti con cui la Croazia ha sconfitto la nazionale carioca, nonostante l’assenza di Marin Cilic. Si spegne davanti a Philippe Kohlschreiber il sogno della Repubblica Dominicana e di Victor Estrella Burgos, valorosissimo trentacinquenne che ha dato l’anima vincendo anche il primo singolare contro Dustin Brown. Come per tante altre formazioni, però, il problema di non avere un n.2 all’altezza o un doppio di buon livello è stato fatale. José Hernandez Fernandez, purtroppo, non ha potuto far molto, rimandando al prossimo anno il tentativo di approdare nel World Group. Chi invece è riuscito ad entrare tra le migliori sedici del mondo per la prima volta è la Polonia, che nonostante un Jerzy Janowicz che ha mancato il match point contro Martin Klizan, ha rimediato con Mikhail Przsiezny che ha battuto Norbert Gombos.
Infine, una menzione per la Spagna. La nazionale di Conchita Martinez ha salvato la faccia in Danimarca, contro una nazionale che non riesce neppure a trovare giocatori validi per i tornei Challenger. Le furie rosse invece erano al gran completo ed il discorso si è chiuso già dopo il doppio. In una stagione così fallimentare, tra il caso interno di Gala Leon, le dimissioni del presidente federale Escanuela, l’ammutinamento dei giocatori per non giocare in Russia e tutte le polemiche, c’è ben poco da festeggiare.
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