TENNIS – US OPEN – Di SAMUELE DELPOZZI. Come già era accaduto al Roland Garros con il kolossal Schiavone-Kuznetsova, anche a New York il match più bello del torneo – difficile far di meglio da qui alla fine, in tutta onestà – arriva prematuramente, già al terzo turno.
Le primattrici sono ancora una volta Victoria Azarenka e Angelique Kerber, indimenticate protagoniste di un incontro eccezionale al Masters 2012, quando la bielorussa si impose 6-7 7-6 6-4 dopo oltre tre ore e due match point annullati. Quest’oggi il cronometro ha fermato le lancette su 2:52, ma qualità ed emozioni non sono state affatto inferiori, anzi.
7-5 2-6 6-4 il punteggio finale, nuovamente favorevole alla bielorussa, ancora imbattuta in cinque incontri con la valorosa avversaria. Alla Kerber, strenua combattente nonostante tutto, è mancata forse un pizzico di convinzione nei momenti chiave, a cominciare dal primo set perso da 5-2 avanti (e set point al servizio nel game successivo): esitazione che le è stata fatale, come già in altre occasioni al cospetto delle migliori.
Al netto di una certa instabilità al servizio – tallone d’achille di entrambe – questo match ha avuto tutto: difese al limite dell’umano, smorzate millimetriche, discese a rete, traccianti in lungolinea da posizioni disperate, accelerazioni brucianti. Ed una tenacia fuori dal comune, suggellata dall’epico game sul 5-3 del terzo, quando Angie ha salvato la bellezza di cinque palle match tra i boati dell’Arthur Ashe Stadium. Alla fine non le è riuscito il miracolo, ma alla mancina tedesca va comunque riconosciuto di essere spesso protagonista dei duelli più appassionanti del tour, in virtù del contrasto di stili che riesce a generare con molte rivali. Anche il bilancio ampiamente in attivo nel saldo vincenti/errori da parte di entrambe – 51/33 per la vincitrice e 46/31 la sconfitta – rende degna giustizia ad uno scontro di rara intensità.
Quanto all’Azarenka, il livello espresso oggi la pone tra le più serie candidate ad un posto in finale nella metà bassa del tabellone. Reduce da due anni difficilissimi – non vince un torneo da Cincinnati 2013 –, l’ex numero 1 sembra finalmente pronta a riprendersi quel ruolo da primadonna che da troppo tempo le manca: anche quest’anno, nonostante alcuni scalpi di pregio, non è mai riuscita a dare continuità al suo rendimento, fallendo sovente la classica prova del nove, ora per via di nuovi acciacchi (l’ultimo con Pavlyuchenkova a Cincinnati, a match dominato), ora di sorteggi sfortunati (troppo spesso in zona Serena nei grandi tornei) ma anche di inspiegabili blackout (Errani a Toronto, senza nulla togliere alla bravura della nostra).
Il tabellone questa volta le sorride, a partire dall’abbordabilissima Lepchenko come prossima avversaria, prima di un potenziale quarto con la Halep: un match, quello con la rumena, che potrebbe dire molto sulle sue velleità future.
Sarà di nuovo lei la principale antagonista della Williams, come nel biennio 2012-13, oppure il suo torneo si concluderà con l’ennesima occasione sprecata? Alla vigilia della settimana più palpitante dell’anno – resa dei conti definitiva e crocevia per l’immortalità –, Vika è considerata da molti l’ultima vera minaccia ad incombere sulla… “Serenità” del Grande Slam.
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