TENNIS – Di Giancarlo Di Leva
Gli organizzatori degli US Open non potevano augurarsi un epilogo migliore di quello che ha avuto il torneo “combined” di Cincinnati.
Due indiscussi protagonisti del tennis mondiale almeno dell’ultimo decennio, Serena Williams e Roger Federer, entrambi 34enni (Serena lo diventerà fra un mese), hanno deliziato il pubblico americano per tutta la settimana, concludendola in un crescendo rossiniano che rappresenta per entrambi un bel viatico per il raggiungimento dei traguardi ambiziosi che entrambi hanno per l’ultimo Slam dell’anno.
L’americana che, come noto, punta allo storico traguardo di diventare la quarta tennista nella storia a realizzare il Grande Slam dopo Connolly, Court e Steffi Graf, ha espresso un tennis migliore rispetto alla settimana canadese e di crescente qualità nei cinque incontri disputati, lasciando per strada solo un set alla Ivanovic, dominando le avversarie compresa la rumena Halep, n.3 del ranking che pur giocando una splendida finale nulla ha potuto contro la potenza straripante e la lucida determinazione messa in campo dalla n.1 del mondo. In questo modo Serena vince il suo 44° match di fila sul cemento americano (ultima sconfitta contro la Azarenka proprio a Cincinnati nel 2013) ed alza il suo 69° trofeo in carriera (quinto in stagione in 5 finali) staccando l’australiana Goolagong (68) e doppia nel punteggio (12721 vs. 6130 punti) la seconda del ranking, che torna ad essere proprio la Halep a discapito di Sharapova, costretta dopo Toronto a saltare per infortunio anche Cincinnati.
Tornei vinti nell’Era Open (dal 1968)
In campo maschile abbiamo assistito ad una delle più belle prestazioni di Federer negli ultimi anni. Sarà l’aria che si respira nell’Ohio, saranno le palle che usano, sta di fatto che lo svizzero ha festeggiato i suoi 34 anni vincendo il torneo per la settima volta, battendo in sequenza il n.2 (Murray) e il n.1 del mondo (Djokovic), ma soprattutto esprimendo un tennis ai limiti della perfezione e dimostrando una condizione fisica straordinaria, giocando costantemente in attacco (21/29 a rete della finale) e trovando soluzioni tattiche coraggiose e spettacolari. Un esempio? Djokovic nel tie break del primo set della finale, sotto 1-2, sulla seconda di servizio, si è ritrovato costretto all’errore dalla risposta dello svizzero che aveva nel frattempo repentinamente guadagnato la linea del servizio.
Federer che si mantiene così in vantaggio negli head to head (21-20). Con questo successo lo svizzero acqusita certezze sulle nuove scelte di gioco e morale in vista degli Us Open dove è atteso come uno dei protagonisti principali.
Questi numeri del torneo per Federer e Djokovic:
0: i set persi e i break subiti nella settimana
2: la posizione riconquistata nel ranking che gli assicura di evitare l’eventuale scontro diretto con Djokovic prima della finale agli Us Open.
3: le finali disputate contro Djokovic, tutte vinte in 2 set.
5: le finali disputate da Djokovic a Cincinnati senza riuscire mai a vincere un set. Oltre alle 3 contro Federer, il serbo ha perso nel 2008 e nel 2011 per mano di Murray.
7: le vittorie di Federer a Cincinnati (2005-07-09-10-12-14-15) come a Wimbledon ed ad Halle. Il record di vittorie nello stesso Master 1000 resta di Nadal che a Montecarlo ha vinto 8 volte.
7: il record di finali consecutive disputate da Djokovic in tornei Master 1000 a cominciare da Parigi Bercy dello scorso anno fino a Cincinnati (saltando Madrid cui ha scelto di non partecipare). Migliorato il record di 6 che apparteneva in comproprietà allo stesso Djokovic (2011 saltando Montecarlo) e a Nadal (2013 saltando Miami)
24: i tornei Master 1000 vinti da Federer (come Djokovic, a -3 da Nadal) in 42 finali giocate (record assoluto)
87: i tornei vinti da Federer in carriera (10 dal 2014). Lendl (a 94) non è più irraggiungibile.
Un’ ultima nota: la dinastia dei Fab Four, a dispetto degli auspici dei più, è sempre più dominante. Dopo il torneo di Cincinnati diventano 13 su 14 le loro presenze tra i finalisti dei Master 1000 fin qui disputati in stagione (l’unica eccezione è rappresentata da Berdych, a Montecarlo, sconfitto da Djokovic). Il rinnovamento generazionale nel tennis maschile ancora stenta, non a caso con la vittoria di Federer di ieri diventano 18 (su 50 disputati) i tornei del circuito maggiore vinti fin qui, nel 2015, da tennisti over 30. Non accadeva dal 1975.
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