Challenge Round. Connors, Sampras e Federer: i “pentacampioni” degli US Open

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Jimmy Connors, Pete Sampras e Roger Federer sono i giocatori che nell’Era Open hanno trionfato più volte nello Slam newyorkese: ben cinque a testa. Ognuno con storie e modalità ben differenti.

Nei tempi eroici dei pionieri vi fu chi si impose addirittura per sette volte. Con l’aiuto del Challenge Round, Richard Sears si aggiudicò le prime sette edizioni (1881-87) e fu emulato da William Larned (1901-02, 1907-11) e Bill Tilden (1920-25, 1929). Da quando, però, lo Slam americano è divenuto Open (1968), sono tre gli indiscussi sovrani, ognuno con cinque titoli: Jimmy Connors (1974, 1976, 1978, 1982-83), Pete Sampras (1990, 1993, 1995-96, 2002) e Roger Federer (2004-08).

Connors vanta un record probabilmente impossibile da eguagliare. Ha conquistato il trofeo su tre superfici diverse: erba (Forest Hills 1974), terra verde (medesima sede, 1976) e cemento (Flushing Meadows 1978, 1982-83). Nel 1974 completò i suoi tre quarti di Slam (dopo che al Roland Garros non aveva preso parte per la nota querelle legata al World Team Tennis) concedendo appena due game nel match clou a un Ken Rosewall quasi quarantenne. Nel 1976 regolò in quattro set un Bjorn Borg reduce dal primo alloro a Church Road e due stagioni più tardi, con il beneficio della superficie dura, superò ben più nettamente lo stesso Orso svedese, mai a segno da queste parti.

Nella prima metà degli anni Ottanta (1982-83), a cadere sotto i colpi di Jimbo fu per due volte consecutive un Ivan Lendl ancora a digiuno di centri Major, che in entrambi i casi riuscì a strappare solo un parziale. Il mancino di Belleville perse inoltre due finali (1975 con Manuel Orantes e 1977 con Guillermo Vilas) e, a testimonianza indelebile dello straordinario rapporto costruito in maturità con il pubblico newyorkese, tornò in semifinale a trentanove primavere suonate, nel 1991, arrendendosi solo a Jim Courier, dopo aver trascinato più volte l’intero stadio nei match antecedenti.

A subentrare a Connors nelle vesti di dominatore fu un altro beniamino di casa, Sampras. Qui Pistol Pete conquistò il primo e l’ultimo dei suoi titoli Slam, battendo in entrambi i casi lo storico rivale Andre Agassi nell’ultimo atto. Nel 1990, a diciannove anni compiuti da meno di un mese, divenne il più giovane vincitore nella storia del torneo; dodici stagioni più tardi, in quello che sarebbe rimasto l’ultimo torneo della sua straordinaria carriera, tornò imprevedibilmente al successo dopo ventisei mesi senza l’ombra di un trofeo.

Sampras batté Agassi in finale anche una terza volta, nel 1995, interrompendo la sontuosa striscia vincente del Kid di Las Vegas negli eventi sul cemento nordamericano post-Wimbledon. Quell’incontro, di fatto, determinò il primato year end di Pete nel ranking mondiale e diede il via alla crisi, personale e di risultati, di Andre, che un paio d’anni dopo precipitò fino al 141esimo posto della classifica Atp. Gli altri due titoli di Sampras agli US Open giunsero nel 1993 e nel 1996, su Cedric Pioline e Michael Chang. Per lui anche tre finali perdute (1992 con Stefan Edberg, 2000 con Marat Safin, 2001 con Lleyton Hewitt).

E siamo al terzo dei “pentacampioni”, Roger Federer. A differenza degli altri due, il fuoriclasse di Basilea ha ottenuto le sue vittorie una di seguito all’altra, dal 2004 al 2008. Cinque diversi i suoi avversari nel match clou: Hewitt, Agassi, Roddick, Djokovic e Murray, con i due statunitensi unici in grado di togliergli un set. In quel periodo Federer ha dato l’impressione di poter sovrastare chiunque nell’Arthur Ashe Stadium, ma non ha mai avuto la soddisfazione di dimostrarlo tangibilmente in un confronto diretto con Rafael Nadal, sempre eliminato da altri nei turni precedenti.

Ancora nel 2009 Fed-Ex si è spinto in finale, cedendo in modo inatteso a Juan Martin Del Potro; poi non è più andato oltre la semi, subendo per due volte di fila (2010-11) incredibili sconfitte con Novak Djokovic dopo aver mancato dei matchpoint. L’anno scorso, invece, è stato un ingiocabile Marin Cilic a negargli l’accesso alla sfida per il titolo.

Cosa accadrà nell’edizione che va a incominciare? Cincinnati ci ha riconsegnato un Federer in formato deluxe, capace di battere Murray e Djokovic senza neanche lasciar loro la consolazione di un set. A New York, però, il campo non è così rapido come in Ohio e la lunga distanza potrebbe favorire i suoi principali avversari. Roger ne è consapevole, ma, forte di un gioco dalla sfolgorante bellezza e alla costante ricerca di nuove strade da percorrere, andrà in caccia del varco giusto per compiere un’impresa che avrebbe del sensazionale. Connors e Sampras osserveranno interessati.

 

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