TENNIS – MONTREAL. Son passati più di due anni da quando nel luglio del 2013 Andy Murray superava in finale a Wimbledon Novak Djokovic, da allora otto vittorie consecutive per il serbo, che solo nel 2015 ne aveva ottenute cinque, due delle quali valevoli per due trofei: Australian Open e Miami.
La ‘maledizione-Djokovic’ si è spezzata oggi, in Canada, dove Murray ha giocato una partita di grandissima intensità ed agonismo per prevalere 6-4 4-6 6-3. La durata? Tre ore esatte. Set lunghissimi nonostante a numero di game non si siano mai superati i dieci. Come decine di altre loro sfide, l’atletismo la faceva da padrone ed in diversi frangenti sembrava di vedere due giocatori pressoché identici specchiarsi nelle traiettorie, nelle soluzioni. La differenza sta nel gioco dello scozzese, che ha avuto sempre un minimo di intraprendenza in più dell’avversario, oltre ad un’incredibile percentuale sulle palle break salvate: solo nell’ultimo set, infatti, sono state ben nove su altrettante occasioni avute dal n.1 del mondo. E’ il secondo titolo in un Master 1000 in questo 2015 dopo quello di Madrid, dove batté Rafael Nadal. A Djokovic, invece, dopo aver fatto 30 come successi consecutivi in questa categoria, è mancata la lode. Con questo fanno 11 successi nei Master 1000, tanti quanti ne raccolse Pete Sampras. Murray deve sentirsi in ottima compagnia. Molto bello, infine, il gesto dello scozzese che ha dedicato il successo alla sua allenatrice, Amelié Mauresmo, che è diventata mamma proprio nella mattinata che ha preceduto l’incontro.
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