TENNIS – MONTREAL. Cosa dire di Ernests Gulbis? Era arrivato in Canada costretto a giocare le qualificazioni, in stagione non aveva mai vinto due match di fila, eppure in un colpo solo ne ha vinte cinque e contro il ‘pezzo da 90’ è arrivato ad un punto dal sbatterlo fuori ed interrompere la striscia di ventotto (ora ventinove) match vinti consecutivamente nei Master 1000.
Novak Djokovic, per una sera svestito dei panni del tiranno, ha vinto 5-7 7-6(7) 6-1 una partita che se avesse perso nessuno avrebbe detto nulla. Lo ammette pure lui in conferenza stampa, dando i giusti meriti all’avversario e compagno di tante giornate insieme a Monaco di Baviera quando erano adolescenti. il serbo viveva la partita un po’ così, sorridendo alla quantità di errori ed alle difficoltà che gli proponeva Gulbis, quasi conscio che o c’era un aiuto avversario o per lui sarebbe stata durissima venirne fuori. 7-5 3-2 e servizio ed il break viene recuperato con un doppio fallo con una seconda palla servita più forte della prima. Al tie-break il lettone è salito 3-0, sul 4-4 Djokovic commetteva un doppio fallo che sapeva di resa, anche perché Gulbis giocava subito dopo un punto eccezionale per andare a due match point. Lì però è successo qualcosa, il gioco del lettone si è come involuto. Due timidissimi scambi (inusuali, pensando alle caratteristiche del giocatore) con la palla che rimbalza a metà campo e Djokovic che non si è fatto ripetere due volte di attaccare. Sul 6-6 una risposta ad una seconda di servizio che non è mai atterrata, sul 7-7 un nuovo doppio fallo dopo che già sul 6-7 aveva cominciato a lanciar male la pallina. E’ finita lì, nel terzo non c’è più stata storia. Il n.1 del mondo in semifinale troverà Jeremy Chardy che dopo tre tie-break si è aggiudicato la sfida contro John Isnei: 6-7(9) 7-6(13) 7-6(4).
Il grande risultato di giornata è la prima vittoria di Kei Nishikori contro Rafael Nadal. Un netto 6-2 6-4 che rispedisce nuovamente al mittente i discorsi di uno spagnolo ritrovato a buon livello anche sul cemento, dove le gambe (al momento) non rispondono proprio come vuole l’ex n.1 del mondo e per rispondere ‘presente’ al gioco del giapponese, fatto di accelerazioni, anticipi e tempi d’impatto sulla palla eccezionali, ci voleva ben altro. Lo sa anche lui, che prende atto della situazione e cerca di lavorare giorno dopo giorno per riprendere un po’ la condizione degli anni precedenti, intanto però a festeggiare è il giapponese, che incamera punti preziosi per mantenere il n.4 del mondo a New York ed oggi sfida Andy Murray, vincitore 6-4 6-4 su Jo Wilfried Tsonga, per raggiungere la seconda finale in un 1000 dopo quella di Madrid persa proprio contro Nadal, a causa di una schiena che si bloccò sul 6-2 4-2 in suo favore e gli tolse la gioia di uno dei successi più importanti della carriera.
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