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In giardino gli spaventapasseri spaventano molto meno

TENNIS – DA WIMBLEDON, RICCARDO NUZIALE – Roger Federer approda alla sua 10a semifinale ai Championships al termine di una prestazione molto convincente: 63 75 62 a un avversario che spesso e volentieri l’ha infastidito, Gilles Simon. Ma su erba lo svizzero ha potuto dominare imponendo il gioco che ama.

 

Effettivamente in due momenti odor di deja vu c’è stato: dopo pochi secondi, quando si è andati subito 0-30; e nel decimo game del secondo set, quando con un turno di risposta particolarmente penetrante (ha disinnescato le tre prime su quattro servizi totali dell’avversario) Gilles Simon ha tolto a zero il servizio a Roger Federer, interrompendo l’imbattibilità alla battuta di quest’ultimo, fermatasi a 116 turni, più esattamente dal primo turno di Halle contro Philipp Kohlschreiber.

In quei due momenti la possibilità che le linguacce dei fantasmi irriverenti che Simon è sempre riuscito a porre davanti agli occhi di Federer, nonostante non batta lo svizzero da quasi sette anni (Masters 2008), si ripresentassero anche a Wimbledon, c’è stata eccome. D’altra parte nei due precedenti Slam tra i due, lo svizzero non era riuscito a spuntarla prima del quinto set.

Sono stati invece gli unici due attimi palpitanti di una partita agonisticamente noiosa, nella sua lineare corsa verso l’inevitabile. La straordinaria mescolanza di acume tattico, velocità fuori dal comune e completezza tecnica del francese hanno sempre depotenziato, irritato, il tennis di Federer, ma la superficie mai come stavolta ha fatto la differenza nella sfida tra i due. Insieme a Wawrinka e Pospisil, Simon componeva il gruppo di quartifinalisti privi di un titolo vinto sull’erba e insieme al canadese era – e rimane – l’unico a non aver raggiunto una semifinale Slam in carriera. Inoltre, in questi 10 giorni ha vinto per la prima volta quattro partite di fila sull’erba.

Anche oggi Simon ha dato prova delle sue formidabili capacità di palleggio da fondocampo, non venendo schiacciato da Federer in questo specifico settore. Ma come mai gli era successo negli scontri diretti precedenti, il 7 volte campione del torneo si è sentito libero di applicare la tattica a lui preferita, la tattica che nessuna superficie come l’erba gli permette: verticalizzare e affidarsi al servizio.

Con il fondamentale d’inizio gioco, Federer ha trovato la scioltezza dei giorni aurei, sparando il 73% di prime, con 80 e 60% di rese. Inarginabile. Il controbreak sul 5-4 nel secondo set è stata l’unica sbavatura di un’ora e mezza devastante. Nemmeno i capricci della pioggia (due lunghe pause, sul 3-0 e sul 6-3 6-5 15-0) hanno spezzato concentrazione e timing con la palla al fuoriclasse, per la prima e unica volta nel torneo detronizzato sul campo 1.

Oggi non c’era tempo per le ragnatele freudiane, ma solo per ammirare con convinzione.

Redazione

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