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Wimbledon: Muguruza non cade nella tela di Aga Radwanska e vola in finale

TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – Garbine Muguruza batte Agnieszka Radwanska 62 36 63 e vola in finale a Wimbledon. Un inizio a bomba per la spagnola che poi rimane ingarbugliata tra le grinfie tattiche di una delle giocatrici più intelligenti del circuito. A neanche 21 anni, la Muguruza raggiunge un traguardo prestigioso e aspetta una tra Serena Williams e Maria Sharapova. E si gode il numero 9 del ranking.

Potenza contro intelligenza: un bel confronto di stili.

Quello che oggi si è visto sul Centrale di Wimbledon, nella prima semifinale in programma per questi Championships del 2015.

Garbine Muguruza è una che tira. E tira forte. Non ha paura di farlo, a lei piace giocare vincenti. Da ogni parte del campo. Il servizio forse, nonostante sia già preciso, vista la mole potrebbe essere decisamente più potente. Ma è l’unica, piccolissima pecca di una giocatrice ventenne già top ten, dopo oggi.

Di fronte aveva un’avversaria, Aga Rardwanska, che da queste parti ha già disputato una finale e che nei piani alti della classifica è già stata.

Soprattutto, ama l’erba. Quel tappeto verde le è congeniale per il modo di muoversi, la sensibilità di palla, l’anticipo. Alla Radwanska manca solo la potenza. Per il resto, è una grande giocatrice: lo capisce anche Garbine, oggi,quando dopo un bombardamento durato un set, nella quale la sua esplosività aveva completamente travolto la polacca, ad un certo punto la partita cambia.

Cambia perché quando sembra che il match sia in tuo controllo, la Radwanska inizia a tessere la sua tela. Fatta di colpi profondi tesi a spostare l’avversaria, a farla stancare. Per i primi game del secondo parziale la Muguruza riesce ancora a tirare vincenti anche dopo scambi prolungati.

Aga però sa che durerà poco, sembra dirle, con il solo sguardo: “Tira pure, tra un po’ andranno fuori”. E ci aggiunge anche i suoi deliziosi ricamini. Dura poco, la Muguruza. E’ la Radwanska che noi tutti conosciamo e che ci sembra aver visto molte volte.

Garbine incassa, ma incassa bene. Dopo sei giochi di fila per la polacca riesce di nuovo a trovare le fila del proprio gioco. E da allora difficilmente lo perde di vista.

Wimbledon le doveva un risarcimento. Due anni fa ne uscì con una caviglia distrutta. Quest’anno è in semifinale. I due poli della sua ancor giovane carriera, già piena di traguardi prestigiosi. Dopo la vittoria contro Serena Williams a Parigi, oggi il giorno più bello.

Flavia Pennetta, che ogni tanto si è allenata con lei, la racconta così: «Gioca un po’ come la Giorgi, tira tutto, anche in allenamento. Qualche volta lo fa un po’ a casaccio, ma è sempre pesante. Fa parte di questo nuovo tipo di giocatrici… Vanno in campo per giocare da sole. Se tutto gira per il verso giusto, c’è poco da ribattere, al massimo puoi fare da raccattapalle».

Non avrà niente da perdere, sabato, in finale. Arriva inaspettata tutta questa storia. Ed è una storia bellissima.

Rossana Capobianco

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Rossana Capobianco

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