TENNIS – WIMBLEDON – Dall’inviata a Londra ROSSANA CAPOBIANCO – Nel derby dei rovesci a una mano vince nettamente Richard Gasquet, come nei quattro precedenti contro Dimitrov: 63 64 64. Molto bene il francese, che dimostra di avere nell’erba la sua superficie preferita. Malissimo Dimitrov, mai offensivo, mai davvero pericoloso. Urge un intervento sul proprio team? Lui pensa di no.
Il derby dei rovesci, il derby degli eterni promessi; dei Godot, dell’incompiuto. Il derby sul centrale di Wimbledon di due giocatori dal talento che non basta.
La partita sull’assolato Centre Court è deliziosa: sembra l’aggettivo adatto ai colpi e ai gesti puliti dei due interpreti: la novità però è una, quella di Gasquet che attacca ed ha una posizione in campo nettamente avanzata, è sicurissimo di sé, non verrà mai breakkato. Richard Gasquet ha nell’erba la superficie che meglio si adatta al suo gioco, malgrado gli ottimi risultati anche sulla terra battuta. La palla bassa gli permette di colpire meglio e gli dà quella fiducia necessaria per osare quando può.
Dall’altra parte, un’involuzione clamorosa: Dimitrov tiene botta e tira, ma lo fa da due metri fuori dal campo; lo fa senza mai riuscire ad essere davvero definitivo, lo fa senza un’idea offensiva chiara in mente, uno schema che lo veda attore protagonista, dominatore. Semifinale lo scorso anno, dopo aver battuto Murray. Fuori adesso, dopo un 2015 fin qui pietoso, passateci il termine, non solo per risultati ma soprattutto per produzione di gioco.
Lo stagno delle abitudini: Roger Rasheed, che lo ha potenziato fisicamente, non può evidentemente seguirlo tecnicamente. Sarebbe forse ora di dire basta, di cambiare, di rinnovarsi e potenziare i punti di forza e smetterla di andar dietro a corse che non gli appartengono.
In conferenza stampa lui è però davvero poco conscio di quello che gli sta accadendo: “Oggi non ho giocato bene ma sto migliorando match dopo match, in stagione ho avuto molti alti e bassi fin qui ma non sento di essere lontano dal mio meglio”.
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