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Quegli incroci fastidiosi

TENNIS – DI PIERO VASSALLO.

Roger Federer affronterà Gilles Simon nei quarti di finale di Wimbledon: il francese è sempre stato un avversario complicato per lo svizzero, ma sono tanti i giocatori sulla carta meno quotati capaci di mettere in difficoltà i grandi campioni.

Chissà se Roger Federer sarà contento dell’eliminazione di Tomas Berdych: il ceco lo ha già battuto a livello Slam, tra l’altro per due volte a livello di quarti di finale di cui una a Wimbledon nel 2010. Il problema per lo svizzero è che a far fuori il numero 6 del seeding è stato un tennista che Rog digerisce proprio poco, ovvero Gilles “Gillou” Simon.

I confronti diretti recitano 5-2 a favore del numero 2 nel mondo, ma se andiamo ad analizzarli nel dettaglio scopriamo che di quei 5 successi uno è arrivato grazie al ritiro di Simon dopo pochi game (Indian Wells 2011) e degli altri 4 solo uno è stato ottenuto con facilità (6-1 6-3 a Roma nel 2013). Nelle altre tre occasioni Federer ha dovuto sudarsi la vittoria: è stato costretto al quinto set per due volte e nell’ultimo incrocio, a Shanghai, Simon ha ceduto solo in due tie-break

Di fatto il francese non batte Roger da sette anni, ma riesce sempre a creargli parecchi problemi, merito del suo gioco che non accende sicuramente gli entusiasmi ma che irretisce tanti giocatori. Simon difetta in potenza a causa dei suoi “modesti” 183 centimetri di altezza e dei suoi 70 chili scarsi, ma ha una mobilità straordinaria e sa appoggiarsi perfettamente ai colpi degli avversari: difficile fargli il punto, quasi impossibile che sia lui a regalarlo.

I numeri però non permettono di definirlo una vera e propria “bestia nera” di Federer, quello è un titolo di cui solo un uomo può fregiarsi: è spagnolo, è mancino e non è Nando Verdasco. Fiumi di inchiostro si sono spesi sulla rivalità del secolo, millennio o quel che volete, e spesso si è imputato a Federer un complesso psicologico nei confronti del rivale Nadal, mettendo in secondo piano quello che è il reale problema, ovvero la questione tecnica.

Il dritto arrotato di Rafa che va cozzare sul rovescio a una mano di Roger: ecco il motivo scatenante, che poi sì finisce per demolire le certezze mentali dello svizzero. Anche Nadal però ha dovuto fare i conti con un avversario infido e spesso capace di metterlo alle strette, e non parliamo del solito Djokovic bensì di Nikolay Davydenko, tra i pochissimi ad avere un bilancio in attivo contro il 14 volte campione Slam.

Le statistiche dicono 6-5 a favore di Kolya, con Nadal che sulla terra ha fatto come sempre da padrone, ma che sul veloce ha incassato sonore sconfitte. Ci sono due possibilità per mettere il maiorchino in grave difficoltà: giocare colpi di inaudita potenza da fondo sperando di ottenere una percentuale immensa di vincenti, o ancora meglio togliergli il tempo grazie al gioco d’anticipo, esattamente ciò che il troppo poco celebrato Davydenko era in grado di fare alla perfezione.

Chiudiamo con Novak Djokovic, che da quando nel 2011 ha compiuto il salto di qualità sembra essere (quasi) inscalfibile, ma che negli ultimi tempi ha avuto il suo bel da fare contro Stan Wawrinka. Lo svizzero è diventato un campione vero e la sua impressionante potenza riesce a creare delle crepe persino nel muro di gomma Nole: la finale del Roland Garros è l’esempio più clamoroso, ma anche nelle loro ultime sfide Slam “Stanimal” ha fatto vedere i sorci verdi a Robo-Nole.

Redazione

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