TENNIS – DI PIERO VASSALLO. Il weekend di Coppa Davis ha promosso in semifinale Australia, Argentina, Belgio e Gran Bretagna. Murray e Hewitt eroi da copertina, Francia ancora beffata, nel Group 1 clamoroso tonfo della Spagna.
E’ la Coppa Davis più incerta degli ultimi anni: fuori le prime 4 teste di serie, in semifinale ci vanno l’Argentina, l’Australia, il Belgio e la Gran Bretagna, unica squadra a poter contare su un top 10, ovvero Andy Murray. Già Murray, l’uomo a cui i britannici dovrebbero ergere un monumento, non solo ha messo fine a un digiuno Slam lungo 76 anni (77 per il solo Wimbledon), ma è riuscito anche a riportare la nazionale in semifinale di Davis dopo 34 anni. Ha messo il suo marchio in tutti e 3 i punti britannici, battendo Tsonga e Simon in singolare e la coppia Mahut-Tsonga insieme al fratello Jamie, confermandosi decisamente a suo agio sull’erba del Queen’s.
A settembre gli inglesi avranno la possibilità di sfidare in casa l’Australia e capitan Leon Smith dovrà scegliere con molta attenzione la superficie più adatta: Andy Murray è sempre una certezza, lo è ancor di più sull’erba dove però un Kyrgios in giornata e il doppio Groth-Hewitt possono essere notevoli spauracchi. Proprio la strana coppia australiana è stata l’altra grande protagonista della tre giorni di Davis: a Darwin i padroni di casa sono stati vicinissimi al KO contro il Kazakistan, Kukushkin e Nedovyesov hanno dato una severa lezione a Kokkinakis (che quest’anno non è riuscito proprio ad adattarsi all’erba) e Kyrgios (in condizioni psicofisiche disastrose), così Wally Masur è stato quasi costretto a cambiare le carte in tavola.
Samuel Groth e Lleyton Hewitt hanno fatto il loro nel doppio di sabato, ma il vero punto interrogativo riguardava i singolari di domenica: puntare nuovamente su Kyrgios oppure rivoluzionare tutto? Masur, capitano ad interim in attesa dell’inizio dell’era Hewitt, ha optato per la seconda opzione e ha avuto ragione lui perché il bombardiere Groth, 27 anni e una carriera da gregario, ha colto al volo la sua occasione battendo Kukushkin e a quel punto il finale sembrava già scritto: Rusty Hewitt, ad un passo dalla pensione tennistica, ha saputo ruggire ancora una volta, ha schiantato Nedovyesov regalando all’Australia la seconda rimonta da 0-2 della sua storia, dopo quella del 1939 contro gli Stati Uniti.
Se Gran Bretagna e Australia celebrano i loro eroi c’è chi invece si lecca le ferite. Il Kazakistan in realtà non ha molto di cui rimproverarsi, anzi. Nessuno avrebbe mai pensato che dopo i singolari del venerdì la formazione asiatica sarebbe stata vicinissima alla sua prima semifinale, invece Kukushkin e Nedovyesov sono stati pressoché perfetti, confezionando uno 0-2 da paura. Alla fine si è rivelata decisiva la debolezza del doppio kazako, che forse dovrebbe iniziare a pensare di “acquistare” (terribile da dire, ma tant’è) anche uno specialista della disciplina.
La Francia invece esce dal Queen’s con le ossa rotte e Arnaud Clement avrà molte spiegazioni da fornire all’opinione pubblica francese. I transalpini non vincono l’insalatiera da 14 anni, ci sono andati vicini nel 2010 e lo scorso anno, ma in un certo senso questa volta hanno ancora più rimpianti perché nessun’altra squadra rimasta in gara può vantare un parco giocatori come quello francese. Eppure è arrivata un’altra sconfitta e le scelte del capitano fanno discutere: perché Richard Gasquet, giocatore più in forma e reduce da una fantastica semifinale a Wimbledon, non è mai stato utilizzato? Clement ha preferito la coppia Tsonga-Mahut nel match di sabato e ha scelto ancora Simon nel quarto singolare, nonostante il pessimo score del nizzardo contro Murray. Certo, facile dirlo col senno di poi, ma la sensazione è che si potesse gestire meglio la situazione.
Nella parte bassa meno emozioni e meno incertezza, come pronosticato. Il Canada, orfano di Raonic e Pospisil, ha fatto da vittima sacrificale per un Belgio che di sicuro non difetta di fortuna, visto che già al primo turno aveva incontrato una Svizzera prima di Federer e Wawrinka. La formazione di Johan Van Herck ha la grande chance di giocare la semifinale in casa e opterà sicuramente su un campo in cemento abbastanza rapido per mettere in difficoltà l’Argentina di Daniel Orsanic. I sudamericani hanno offerto una bella prova di squadra contro una Serbia troppo Nole-dipendente, pur non avendo campioni a disposizione hanno dimostrato grande spirito di gruppo e proveranno a fare ciò che non è riuscito nemmeno a formazioni che potevano contare su gente come Del Potro, Nalbandian, Coria e altri ancora.
Nel Group 1 si sono decise le 8 formazioni che insieme alle 8 perdenti del primo turno del World Group giocheranno gli spareggi di metà settembre. Nella zona americana oltre alla Colombia avanza la Repubblica Dominicana di Victor Estrella, mentre nella zona asiatica Istomin ha guidato al successo il suo Uzbekistan contro la Corea del Sud e l’India ha rimontato l’1-2 di svantaggio contro la Nuova Zelanda. Infine in Europa si qualificano Russia, Olanda, Slovacchia e Polonia. L’Italia sarà testa di serie dunque potrà affrontare una tra Olanda, Repubblica Dominicana, Uzbekistan, Colombia, Russia, Slovacchia, India e Polonia. Contro le prime tre avremmo dalla nostra il fattore campo, mentre contro le altre bisognerebbe andare in trasferta.
Un capitolo a parte merita la sconfitta della Spagna contro la Russia. Dopo le ormai celebri polemiche sull’ex capitano Gala Leon, gli spagnoli sembravano aver ritrovato un po’ di serenità puntando su Conchita Martinez, già alla guida della squadra di Fed Cup. A Vladivostok mancavano i big, ma le vittorie di Robredo e Andujar sembravano aver aperto le porte per i playoff. Niente di più falso. Grazie a una strepitosa rimonta, aperta dal Donskoy-Kravchuk e conclusa da Andrey Rublev, i russi hanno mortificato gli iberici che a settembre saranno ospiti della Danimarca (contro cui ad onor del vero potrebbero permettersi di schierare una formazione di terza scelta) e dovranno vincere per non finire coinvolti in un playout di retrocessione con la Svezia.
A causa però delle regole per l’eleggibilità olimpica potrebbero essere costretti alla trasferta danese Rafael Nadal, David Ferrer e Feliciano Lopez. Il regolamento impone che per poter prendere parte alle olimpiadi di Rio de Janeiro i giocatori debbano avere un buon rapporto con la propria federazione oltre a dover collezionare almeno tre presenze nel quadriennio tra i giochi di Londra e quelli brasiliani. Nadal ha un solo gettone di presenza negli ultimi tre anni (contro l’Ucraina nel 2013), idem Feliciano, mentre Ferrer è fermo a due. I tre potrebbero dunque essere costretti a sobbarcarsi una trasferta scandinava subito dopo lo US Open: ve lo immaginate Rafa in campo contro Martin Pedersen, numero 757 dell classifica mondiale? anche questa è Coppa Davis.
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