TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – La famiglia Murray, con Andy sugli scudi, ha riportato la Gran Bretagna in semifinale di Coppa Davis. Adesso l’occasione è ghiotta per spingersi oltre e, chissà, riconquistare l’insalatiera che manca dai tempi di Fred Perry.
UK is Murray. Uno slogan da scandire a gran voce, oggi più che mai. E il riferimento non è solo a Andy. Sì, l’attuale numero 3 del mondo è stato il protagonista indiscusso della vittoria sulla Francia, che ha regalato alla Gran Bretagna l’approdo alla semifinale di Coppa Davis dopo ventiquattro anni di assenza. Due successi su due nei singolari (contro Jo-Wilfried Tsonga e Gilles Simon), oltre alla carismatica ed efficace presenza nel doppio (di fronte allo stesso Tsonga e a Nicolas Mahut). Al suo fianco nel match vinto il sabato, però, non era un tennista qualsiasi, bensì il fratello maggiore Jamie, fresco di finale a Wimbledon nella specialità. Non un “raccomandato”, insomma, ma un tennista che in questo genere di incontri è pienamente in grado di dire la sua. In prima fila sugli spalti, poi, spesso inquadrata dalle telecamere, ecco mamma Judy, giustamente fiera di come sono cresciuti bene i suoi pargoli e sempre pronta a sostenerli negli eventuali momenti di difficoltà.
È stato un po’ come se il Queen’s Club di Londra, teatro della sfida, fosse divenuto un’estensione della dimora dei Murray, con la padrona di casa e i bravi figli a invitarci tutti da loro per un sontuoso ed elegante party, da cui uscire pienamente soddisfatti e divertiti. E ora in programma c’è già una nuova festa. Nel weekend del 18-20 settembre, infatti, il team britannico (che, va ricordato, appena cinque anni fa si trovava nel Zone Group III, il livello più basso in assoluto della manifestazione) beneficerà di nuovo del fattore campo nel tie contro l’Australia.
Non sarà un confronto semplice, ovvio. Gli ospiti possono contare sulla freschezza di Nick Kyrgios e Thanasi Kokkinakis (che, però, contro il Kazakhstan si sono malamente imballati), sulla concretezza di Sam Groth e sull’esperienza di un vecchio leone come Lleyton Hewitt (o magari, al posto di uno dei suddetti, sull’esplosività di Bernard Tomic). Andy Murray, però, è consapevole che l’opportunità si presenta assai ghiotta. Diciamo la verità, raggiungere la finale non si prospetta impossibile. Certo, lui non potrà distrarsi un attimo, perché il secondo singolarista, James Ward, pure capace recentemente di formidabili imprese (vedi il 15-13 al quinto su Isner), non partirà favorito contro nessuno degli avversari. Però ci sono sempre Jamie, mamma Judy e il sostegno di una nazione intera, che ha dimenticato (almeno per ora…) il suo appoggio alla causa indipendentista scozzese e vuole tornare a gioire unita dopo tanto tempo.
L’ultima insalatiera conquistata dai fondatori del tennis risale al 1936, ossia ai tempi di Fred Perry. Proprio nello stesso anno il fuoriclasse nato a Stockport conquistò il terzo dei suoi tre titoli a Wimbledon, che sarebbe rimasto l’ultimo per un atleta di casa fino al 2013. E allora chissà che, dopo aver spezzato il digiuno autoctono a Church Road, Andy non possa scrivere tra qualche mese una nuova pagina di storia per lo sport del suo Paese. Assurgendo in via definitiva al rango di nuovo eroe britannico.
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