TENNIS – Di Francesco Cianfarani
A tempo scaduto, l’ultima magia di Goran Ivanisevic, lo stregone. Ha avuto accesso al torneo da numero 125 del mondo, solo grazie a una wild card, ed è stato protagonista dell’impresa più incredibile. Ha battuto Moya, Roddick, Safin, poi Henman in una semifinale durata tre giorni e Rafter in finale.
Era stato tre volte finalista, mai i Championships erano andati a un giocatore di così bassa classifica. Primo successo croato. A Spalato l’abbraccio di 200 mila connazionali.
Ci sono tornei che sembrano stregati nella vita di un tennista, ma poi, quando ormai tifosi e sportivi ci hanno messo una grossa pietra sopra, lo sport è capace di sbigottire tutti, e la vita di un atleta cambia in un momento. Questa è la storia di Goran Ivanisevic, una vita intera ad agognare il trofeo sull’erba di Wim- bledon, e solo a 29 anni il coronamento di un’intera carriera. Dopo tre finali perse, e contro ogni pronostico.
«Questo è un sogno e io sto per svegliarmi», le parole del “cavallo pazzo” di Spalato dopo il trionfo, parole che rendono perfettamente conto di come Ivanisevic non ci creda ancora di aver vinto, questa volta sì, il torneo più importante della storia del tennis.
Non doveva neanche partecipare al torneo Ivanisevic, da 125° della classifica Atp, ma gli organizzatori lo hanno voluto omaggiare con una wild card, per concedergli, pensavano, un’ultima passerella londinese. E invece Goran ha sbaragliato tutti, contro tutte le attese. Mai successo prima nella storia del torneo che un “invitato” vincesse il torneo, mai successo neanche che un croato trionfasse a Wimbledon, stavolta si è scritta la storia.
La finale è stata una battaglia entusiasmante, contro l’australiano Rafter, che dopo aver battuto Agassi in semifinale voleva anche lui, dall’alto dei suoi 28 anni, giocarsi al meglio l’ultima chance di gloria inglese.
Ma iniziamo dal principio di questo Wimbledon 2001 reso indimenticabile da Goran Ivanisevic. Il croato grazie alla wild card ha evitato le qualificazioni, ma aveva un tabellone tutt’altro che semplice. Ha iniziato a combattere al secondo turno contro Moya, testa di serie numero 20, ed è riuscito a cavarsela in 4 set. Nel turno successivo il mancino di Spalato ha battuto l’astro nascente Andy Roddick. Dopo è toccato al britannico Rusedski cadere sotto i colpi di Ivanisevic, prima dei quarti contro Safin. E anche il russo, numero 4 del mondo, è capitolato in quattro set. La sfida più emozionante è arrivata però in semifinale, contro l’idolo di casa Tim Henman, vincitore di Federer, il giovane svizzero che ha sbattuto fuori dal torneo il numero uno Pete Sampras. Una semifinale durata la bellezza di tre giorni, causa maltempo.
Una partita-weekend iniziata il venerdì e conclusasi la domenica, con la pioggia che ha interrotto i giocatori a più riprese e che ha aiutato Ivanisevic in un momento di difficoltà quando il croato era ormai fisicamente sfinito. La pioggia è stato un segno che Goran ha saputo cogliere con un 6-3 nell’ultimo set.
Tutto questo prima della drammatica finale, con il Centre Court di Wimbledon che sembrava Wembley. Un tifo da stadio inaspettato, anche per merito della pioggia che ha permesso di vendere i biglietti per la finale del lunedì in un secondo momento, riservandola ai veri tifosi dei due tennisti. Gli australiani erano in maggioranza per numero e visibilità, ma i croati seppur di meno hanno sostenuto ardentemente dall’inizio alla fine chi era arrivato qui come un turista e invece se n’è andato col più prestigioso di tutti i trofei.
6-3, 3-6, 6-3, 2-6, 9-7, questo il punteggio finale, condito da momenti indimenticabili, soprattutto durante il quinto set. Siamo sul 7-6 in favore dell’australiano quando Goran esce da una pericolosissima buca, dopo essere andato sotto 0-30. Il break in suo favore arriva nel game successivo grazie a una risposta vincente di dritto che fa esplodere lo stadio. Il match però non è ancora finito perché Ivanisivec deve fare i conti con l’emozione e soprattutto con il suo alter ego peggiore, quello che per due volte su altrettanti match point gli fa commettere doppio fallo e rimette il risultato in bilico. L’apoteosi però è soltanto rimandata di un paio di minuti, poiché al quarto match point, Goran crolla sui prati in lacrime. Rafter perde la seconda finale di fila dopo quella dell’anno scorso contro Sampras, Ivanisevic è nell’Olimpo del tennis. Che il croato non ci creda lo si capisce dalla sua esultanza, non sa che fare, prima si inginocchia, poi si butta maldestro con la faccia per terra e scoppia in un pianto dirotto. «La gente non ricorda i finalisti ma solo i vincitori. Non ricorda che io fui il finalista in tre passate edizioni, ma che furono Sampras e Agassi a vincere. Adesso però ricorderà anche me!». Dopo la fine del match Goran ha scalato le tribune del Centre Court (il primo era stato Cash) per abbracciare di corsa il padre, il suo team, e l’allenatore Niki Pilic. Poi ha dedicato la vittoria all’amico Drazan Petrovic, stella del basket, morto a 28 anni in un incidente d’auto otto anni fa. Adesso in Croazia lo aspetta un’immensa folla festante che lo accoglierà al porto di Spalato per proclamarlo eroe nazionale.
Goran Ivanisevic non dimenticherà mai questo lunedì 9 luglio 2001, lo ricorderà per il coronamento di un sogno, dopo le tre finali al Centre Court di Wimbledon perse negli anni 90, nel ’92 (contro Agassi) nel ’94 e nel ’98 (contro Sampras). Lo ricorderà perché da 125° ora è decimo nella classifica Atp. Lo ricorderà perché a ventinove anni era venuto per una passerella e invece ha alzato il trofeo più prestigioso di tutta la sua carriera. Lo ricorderà perché veniva dall’anno peggiore della sua vita da tennista, in cui ha subito ben 14 sconfitte al primo turno. La settimana prima era stato eliminato da Cristiano Caratti al torneo del Queen’s, e abbiamo detto tutto. Neanche Nostradamus avrebbe scommesso su una sua vittoria, e invece il miracolo si è avverato, grazie alla sua tenacia, alla sua forza d’animo e alla sua pazzia, ma anche grazie a uno dei più rapidi servizi mai ammirati, vero marchio di fabbrica del campione dalmata.
Era quotato a 150 Ivanisevic, se puntavi dieci mila lire vincevi un milione e mezzo. Questo per dimostrare la grandezza di un’impresa leggendaria, di un campione che nell’inverno della sua carriera ha saputo regalare a questo sport una pagina epica. Era a un passo dall’eguagliare Rosewall, che arrivò quattro volte in finale sui prati verdi senza mai riuscire a vincere, e invece ha invertito la rotta. Arrivare con la wild card a un torneo del Grande Slam e vincerlo, impresa mai successa ad alcun uomo nella storia.
Si chiude così l’edizione numero 124 di Wimbledon, una delle più piovose, quella del “miracolo di Ivanisevic”, il giocatore con la classifica più bassa della storia a vincere Wimbledon. La ricorderemo anche per la consacrazione di Venus Williams, che a 21 anni ha fatto il bis dell’anno scorso battendo in finale la Henin.
Da sognatore qual è, forse Goran ancora non si è reso conto di niente. I duecentomila che lo aspettano a Spalato sapranno fargli comprendere la grandezza della sua impresa.
Come sempre, a Natale si è tutti più buoni. Per cui, senza troppo indulgiare oltre,…
di Salvatore Sodano C'era un ragazzo che come me… amava i Beatles il Rock&Roll… e…
Iga Swiatek è stata protagonista di intervista con Anita Werner a 'Fakty po Faktach" (Il…
La FITP (Federazione Italiana Tennis e Padel) e l’ITF (International Tennis Federation) sono liete di…
Sei mesi da numero uno. Jannik Sinner inizia oggi la ventiseiesima settimana consecutiva in vetta…
Simona Halep non è stata fin qui la sola giocatrice a esprimersi sul caso di…