TENNIS – Di Gianluca Atlante.
LONDRA – La prima volta a Wimbledon, a braccia alzate, è un qualcosa che è rimasto nel cassetto dei sogni di Paolo Lorenzi. Tennista esemplare nel suo essere “formichina” intelligente del circuito, ma lontano, almeno sui campi cari alla Regina, dall’essere competitivo sino in fondo con i pallini “tagliaerba” sotto le sponsorizzate suole.
Ha giocato e lottato il buon Paolo. Contro il ceco Vasely, che qui a Wimbledon ha come record il terzo turno nel 2014, perdendo due tie break di fila, prima di naufragare nel famoso settimo gioco, quello che i maestri indicano agli allievi, come il più importante della giostra quotidiana su ogni tipo di superficie. Il break, a quel punto, nonostante le tenebre a bussare alla porta del campo numero 10, ha fatto la differenza. Dando modo e tempo, anche con un po’ di fatica, a Vasely di issarsi sino al 5-3, prima di rintuzzare l’attacco dell’azzurro, l’ultimo, e chiudere al decimo gioco, al primo dei due matchpoint, in due ore e trentacinque minuti: 7/6 7/6 6/4 il punteggio finale.
E così, il buon Lorenzi, alle 21 e 10 londinesi di una giornata lunga e caldissima dalle parti di Church Road, ha messo insieme il quinto primo turno ai Championships, dopo quelli del 2010, 2012, 2013 e 2014. Peccato, perché i primi due set avrebbero potuto avere un’altra storia ed invece hanno girato in favore di Vasely, molto più erbivoro del nostro tennista, molto più tennista da Slam, di un giocatore, come il nostro Paolo, da elogiare per come si è costruito la carriera e per come, soprattutto, ha sempre gestito i propri limiti tennistici una volta bussato alla porta del circuito che conta.
Aspettavamo, dunque, una prima volta di Lorenzi a Wimbledon ed è arrivata, invece, la quinta sconfitta sull’erba più antica e prestigiosa, ma nonostante i tre set a zero possano dire il contrario, il senese non può assolutamente rimproverarsi nulla. Alla prossima…
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