TENNIS – WIMBLEDON – Roger Federer esordisce vincendo molto facilmente contro Dzumhur battendolo 61 63 63 e mostrandosi sciolto all’esordio nel “suo” Slam, che poi è in totale il sessantatreesimo consecutivo, un record. E parla anche del rimbalzo alto che questo clima permette su quest’erba londinese.
Sessantatré. Con Roger Federer si rischia di dare sempre i numeri. E’ un altro record, un altra cifra da annoverare nelle sue personali statistiche, qualcosa a cui tiene, come il fatto di non essersi mai ritirato in partita durante l’intera carriera fin qui.
Entra in “total white”, outfit semplice ed essenziale, nessuna giacca, nessun cardigan; solo tanti applausi e la faccia nervosa e un po’ impacciata del suo avversario a cui non par vero di trovarsi lì, nel tempio del tennis, in un luogo che invece Roger conosce bene e che lo ha visto trionfare 7 volte. Federer sa bene che questa è una delle sue ultime occasioni (forse proprio l’ultima?) di vincere Wimbledon ancora una volta, di superare il suo stesso record, condiviso insieme a Pete Sampras e arrivare ad otto e di conseguenza a 18, numeri che insegue da ormai 3 anni, in cui c’è stata sofferenza e poi continuità ma vittorie Slam pari a zero.
“Made under pressure”: una t-shirt che Federer indossava l’altro giorno mentre si allenava con al suo fianco Stefan Edberg, oggi in tribuna e qui a Wimbledon con l’intera famiglia. Creato sotto pressione, cresciuto tennisticamente con una pressione nemmeno misurabile eppure sofferta e poi sconfitta a suon di bel tennis, vittorie, anni di dominio, cali e rinascite da far invidia a qualunque altro sportivo al mondo.
Dzumhur, piccolino e tignoso, dal canto suo prova a non farsi schiacciare dal momento e dall’aura di un avversario da queste parti davvero regale. Tuttavia le categorie di differenza sono tante, troppe, l’abitudine al Centre Court di Wimbledon ad aggiungersi e il primo set scorre via in 18 rapidissimi minuti.
Come il resto di una partita che non c’è e che ha senso solo nelle speranze e nelle prospettive svizzere di campagne vittoriose a South West 19.
Avanti il prossimo, uno alla volta, che la pressione c’è e basta quella: Querrey, certo più impegnativo e pericoloso.
Per questo Slam numero sessantatré, in fila tutti insieme e molti giocati da favorito.
In conferenza stampa è molto rilassato e pare anche molto determinato: “I momenti più belli qui a Wimbledon li voglio vivere e li ho sempre vissuti dopo il match point a mio favore nella domenica finale. Veniamo qui e ci piace tanto, ma lo scopo è sempre uno: vincere”.
Poi parla della sua vita londinese durante le due settimane dei Championships: “Spesso pulisco casa, certo. Siamo in tanti, qualunque cosa Mirka e i bambini abbiano bisogno io ci sono”.
E si pronuncia sulla questione coaching riguardo Becker e Djokovic: “Ho sentito qualcosa ma non ho letto i giornali onestamente. Non mi sono mai accorto in campo tra di loro ma nel corso degli anni certamente di molti mi sono accorto”.
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