TENNIS – WIMBLEDON – Di GIANLUCA ATLANTE – Simone Bolelli perde in 5 set ( 6/3 6/7 6/2 3/6 6/3 ) sul campo numero 1 contro Kei Nishikori, giocando una partita alla pari, con qualche rimpianto e una consapevolezza: “Devo migliorare in risposta, mettere più palle in campo, oggi questo è stato decisivo”.
Londra – Il Papa, quello argentino di San Lorenzo, ha atteso invano l’arrivo del “Bole” in Vaticano. Un anno dopo, capace di giocare altri cinque set, questa volta al primo turno, contro Kei Nishikori. Dodici mesi dopo, di nuovo a Roma, ma senza baciare l’anello del Santo Padre. Una metafora, lunga quanto si vuole, ma utile a digerire la sconfitta del tennista italiano, il nostro Simone Bolelli, che, più di tutti, almeno ora, è capace di addomesticare l’erba come nessun altro dei suoi connazionali, ma senza, ahinoi, finire con l’”uccidere” il proprio dirimpettaio, ripreso due volte in salita, ma, un attimo dopo, perso per strada verso una discesa, quella in direzione Church Road, utile solo al nipponico per arrivare, a braccia alzate e in solitario, al traguardo. Simone Bolelli ha perso in cinque set, lo diciamo.
Ha rincorso e acciuffato il suo avversario due volte. Con la forza e con il coraggio di chi sa, che nelle proprie corde, c’è, comunque, un qualcosa di importante. Poi, però, i ventiquattro gradi dell’All England Club, hanno sciolto, come neve al sole, le ambizioni del “Bole” nazionale, che ha visto il suo avversario scappar via 3-0 nel quinto, senza avere più la possibilità di riprenderlo. Quello di oggi, purtroppo, è stato un Bolelli a corrente alternata. Lo scorso anno, al quinto ed in tre giorni (tenendo conto della prima domenica di sosta), l’attuale numero tre azzurro, aveva dato l’impressione di poter, e c’era riuscito, fare match pari con il giapponese, ma oggi, vuoi perchè Nishikori è un altro giocatore, vuoi per quel rovescio di Bolelli che ha funzionato a singhiozzo, la partita, nei set vinti dal giapponese, non c’è stata, o quasi.
Dire peccato, forse, è un po’ troppo, ma ci può stare. Perchè se arrivi a riprendere, sull’erba di Wimbledon, all’esordio sul campo numero uno, il numero cinque del mondo, vuol dire che giocatore lo sei, e Bolelli lo è, ma perchè non farlo fino in fondo? Perchè non credere che, una volta andati sul 2-2, non ci sia la possibilità di uno strappo vincente? Domande che dovrebbero trovare facile risposta nella psicologia tennistica del nostro Simone, ma che hanno finito per naufragare in un quinto set, troppo presto andato in archivio, anche e soprattutto per demeriti del nostro tennista. Ed oggi, polpaccio a della gamba sinistra a parte, il Nishikori ammirato era, diciamolo francamente, sin troppo giocabile.
Bolelli, invece, ha finito per vestirsi da Babbo Natale (non era proprio il caso, viste le temperature di Londra…), regalando tanto, troppo, al suo avversario. Soprattutto in quel secondo gioco del quinto set, dove, in negativo, se ne sono viste di tutti i colori. Poi, a tutto questo, Nishikori ha messo sul piatto della bilancia quel suo rovescio bimane, che lui giocherebbe bendato anche sul fango e che ha finito per fare danni, soprattutto quando il momento si è fatto caldo. Morale della favola, non certo a lieto fine: 6/3 6/7 6/2 3/6 6/3 in tre ore e ventidue minuti per Nishikori. Con Papa Francesco ad attendere invano…
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