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Nadal e una stagione da salvare, tra dubbi e incognite

TENNIS – Di Piero Vassallo

Sconfitto ai quarti nel “suo” Roland Garros e precipitato ai piedi della top 10: la stagione di Nadal è fin qui oltremodo deludente, quali potrebbero essere i reali obbiettivi nei prossimi sei mesi? 

Detronizzato, spogliato della sua aura di invincibilità terraiola, privato di ogni certezza. Rafael Nadal riparte dall’erba di Stoccarda per cercare di dimenticare la tremenda botta presa a Parigi. Negli ultimi dieci anni si era sempre presentato alla stagione sul verde come campione del Roland Garros (2009 a parte, in cui comunque saltò Wimbledon), stavolta ci arriva senza alloro parigino e con un misero titolo all’attivo nel 2015 (il modestissimo torneo di Buenos Aires).

E’ costretto a ricominciare, a recuperare fiducia, morale e posizioni in classifica: si perché la batosta subita contro Djokovic gli ha lasciato in eredità un ranking inusuale per lui, abituato a stare saldamente nei primi 4 o 5 della graduatoria. Oggi invece è numero 10, mentre nella Race, che tiene conto solo dei risultati annuali, è ottavo con 2560 punti quando negli altri anni di questi tempi ne aveva già totalizzati il doppio.

Proprio la Race è probabilmente ciò a cui Nadal dovrà prestare maggiore attenzione: in queste condizioni pensarlo vincitore a Wimbledon o allo US Open sembra quasi follia, d’altronde la maggior parte dei punti li ha sempre ottenuti nella prima parte di stagione, grazie alle infinite vittorie sulla terra. Da giugno in poi ha sempre faticato un po’ di più, eccezion fatta per un paio di annate eccezionali.

L’obbiettivo primario potrebbe quindi essere quello di racimolare più punti possibili in ottica qualificazione alle ATP Finals. Ci proverà già sull’erba, dove negli ultimi anni ha sempre fallito: nel 2012 fu stoppato da Rosol e da Hoffa, l’anno dopo da Darcis, nel 2014 da Kyrgios. Senza dimenticare le varie sconfitte nei tornei di preparazione, come quella subita contro Dustin Brown ad Halle. 

Per cercare di rendere meno traumatico l’adattamento alla superficie giocherà sia a Stoccarda che al Queen’s, segno che vuole presentarsi ben rodato per Wimbledon. Pensare che possa arrivare sino in fondo è difficile, ma deve quanto meno migliorare gli ottavi dello scorso anno, anche se non essendo una delle prime 8 teste di serie dovrà affrontare uno dei migliori già al quarto turno.

Potrebbe venirgli in soccorso il mese di luglio, con i tornei estivi sulla terra. Bastad e Amburgo sarebbero due buone occasioni per vincere partite e salire in classifica, visto che la concorrenza non dovrebbe essere spietata. Discorso diverso per quanto riguarda la stagione sul cemento americano: nel 2013 si divertì a fare il cannibale vincendo tutto, ma era una Nadal completamente diverso, in grande forma, aggressivo e capace di giocare con i piedi vicini alla linea di fondo. L’opposto del Nadal visto in questi mesi di 2015.

Infine c’è la stagione sul veloce indoor, la più difficile per lui: ha vinto soltanto un torneo (Madrid nel 2005) e ha sempre faticato tantissimo, spesso uscendo di scena anzitempo. Le condizioni al chiuso sono le peggiori per il suo gioco, lo erano anche nei suoi anni migliori, figurarsi adesso.

In definitiva, i prossimi 3 mesi sembrano essere quelli più propizi per ottenere buoni risultati, mentre da settembre in poi le cose si fanno più complicate. Chiudere nei primi 8 e qualificarsi del Master sembra una missione più che fattibile, nonostante le indicazioni preoccupanti dell’ultimo periodo, per il resto sta a Nadal cercare di stupirci ancora, ribadendo che non è ancora arrivato il momento di imboccare il viale del tramonto.

 

Redazione

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