TENNIS – ROLAND GARROS – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Wawrinka è uno di quelli che non ama essere aspettato, ama irrompere tra le false certezze di tutti e scombinare i piani. Specchio del suo carattere è anche il suo tennis, che fino a un mese fa era perso nei meandri dei suoi cattivi pensieri. Quando però inizia a giocare come sa, sembra che ogni cosa sia possibile: soprattutto guastare le grandi feste e i grandi record attesi. Proprio il 7 Giugno, come 6 anni fa Federer.
E’ il 7 Giugno 2015 e sullo Chatrier, a Bois de Boulogne, suona ancora l’inno svizzero, come sei anni prima.
Sei anni fa Roger Federer completava il personale Career Grand Slam vincendo l’ultimo torneo dello Slam che gli mancava (il quattordicesimo in totale), battendo Soderling, che aveva battuto Nadal.
Stan Wawrinka non sarà contento dell’ennesimo paragone con il suo amico Roger, ma proprio oggi è lui a trionfare più che inaspettatamente al Roland Garros, battendo il favorito di tutti, Nole Djokovic, che aveva finalmente battuto Nadal dopo tanti tentativi e che deve piegarsi oggi ad un tennis troppo potente e troppo brillante, continuo e martellante per quasi tre ore.
Suona ancora l’inno svizzero tra le lacrime deluse e commosse del neo-papà Djokovic, che si scioglie tra gli applausi di incoraggiamento del pubblico francese, suona tra quella pacata reazione (ancora una volta) di Stan, che sembra così consapevole della propria performance da non stupirsi della vittoria. O da non darlo minimamente a vedere.
Solo tre settimane fa, al Foro italico, si allenavano il sabato prima del torneo: Wawrinka non riusciva a mettere una palla in campo, completamente in balia del proprio pessimo umore e di gambe ferme, immobili; tanto da portare Djokovic a chiedergli se tutto andasse bene e i due a interrompere la seduta di allenamento.
Il tennis però è uno sport meraviglioso e può cambiare nel giro di poco, proprio quando meno te lo aspetti: già a Roma Stan inizia a giocare meglio e a vincere partite, batte Rafa Nadal ma si squaglia contro Federer; qui a Parigi però trova la perfetta forma, perde solo due set in totale, torna a spingere come meglio sa, arriva perfettamente sulla palla. Un martello: rovescio, dritto, servizio soprattutto. Federer e Tsonga devono piegarsi senza opporre resistenza. Djokovic inizia meglio dello svizzero ma anche il suo muro oggi crolla contro un Wawrinka troppo esaltante, troppo preciso e violento.
Vince il suo secondo slam in due anni, dopo una separazione travagliata e litigiosa dalla moglie, dopo lo scetticismo di molti, che avevano visto una casualità nel trionfo a Melbourne, “grazie” al mal di schiena di Nadal.
Wawrinka c’è e recita un ruolo che fino a pochi anni fa era destinato allo sfortunatissimo Juan Martin Del Potro. Il tennis ringrazia, l’imprevedibilità è sacra e necessaria.
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