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Challenge Round. Del Potro, suo l'Oscar della malasorte

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Juan Martin Del Potro è sempre più lontano dal tennis giocato. Il 26enne di Tandil ha annunciato che si sottoporrà a un terzo intervento al polso sinistro. Ricordiamo le vicissitudini del giocatore più sfortunato degli ultimi anni.

«And the Oscar goes to… Juan Martin Del Potro!”. Se esistesse un premio per il giocatore più sfortunato degli ultimi anni, Palito se lo aggiudicherebbe a mani basse. Sarebbe una magra consolazione per un tennista che, dopo aver mostrato in età verdissima le potenzialità per arrivare al top assoluto, è stato bloccato dagli infortuni, che gli hanno impedito di raggiungere i traguardi a lui consoni. È notizia di questi giorni che il 26enne argentino sarà costretto a sottoporsi a un terzo intervento chirurgico al polso sinistro. L’operazione avrà luogo negli Stati Uniti, proprio la nazione che fece da palcoscenico alla sua maggiore impresa.

New York, agosto/settembre 2009. Delpo non ha ancora compiuto ventuno anni quando si affaccia agli US Open. Nel suo palmarès figurano già sei titoli nel circuito maggiore, quattro l’anno precedente e due nella stagione in corso. A suon di imprendibili bolidi da fondo, il ragazzo di Tandil approda al match clou, dopo aver inflitto un clamoroso 62 62 62 in semifinale a Rafa Nadal. Tra lui e il titolo resta però un ostacolo sulla carta quasi insormontabile, costituito dal numero uno del mondo Roger Federer, reduce dai successi al Roland Garros e a Wimbledon. A Parigi Juan Martin lo ha impegnato severamente nel penultimo atto, è stato anche avanti due set a uno prima di cedere per 64 al quinto. A Flushing Meadows è il fuoriclasse di Basilea a portarsi in vantaggio due set a uno. Roger, però, è incapace di chiudere la partita nel momento a lui più favorevole e così Delpo recupera, si aggiudica il quarto parziale al tie-break e domina la frazione decisiva. È il suo primo centro nello Slam.

Logico supporre che a esso ne sarebbero seguiti altri. Juan Martin pareva avere le carte in regola per scombinare i piani ai cosiddetti Fab Four e giocarsela con Novak Djokovic e Andy Murray per la successione al trono di Roger & Rafa: all’epoca, a livello Major, Nole vantava in bacheca il solo trofeo degli Australian Open 2008, mentre Andy era addirittura a secco. E invece, dopo la finale persa con Nikolay Davydenko alle Atp World Tour Finals di Londra e il quarto posto nel ranking toccato a gennaio 2010, ecco il primo forzato stop. Quasi un anno perduto in seguito all’intervento al polso destro e la durissima risalita dalla 485esima posizione in classifica del gennaio 2011.

Pian piano sembrava che la situazione volgesse per il verso giusto. Pur non giungendo mai agli apici pre-infortunio, Palito ha sfiorato il ritorno nei top ten già a fine 2011, ha chiuso il 2012 sul settimo gradino e il 2013 sul quinto, eguagliando il proprio career high (n. 4) a inizio 2014. Poteva essere il viatico per l’assalto al vertice, seppure con quattro anni esatti di ritardo. Delpo, però, non aveva fatto i conti con l’altro polso, quello sinistro, che lo ha obbligato ancora una volta a fermarsi sul più bello.

L’operazione a marzo, e poi quasi un nuovo anno di stop. Il rientro a Sydney 2015, con un discreto piazzamento nei quarti, battuto da Kukushkin, dopo aver sconfitto Stakhovsky e Fognini. Il dolore al tendine, però, continuava a farsi sentire, rendendo necessario un secondo intervento. Il tentativo di ritorno, due mesi più tardi a Dubai, non si è rivelato positivo, con l’eliminazione al debutto per mano di Pospisil e, soprattutto, la constatazione che il fastidio non era affatto cessato. Ora l’annuncio dell’imminente terza operazione allo stesso polso, e il comeback rinviato a tempo indeterminato.

È il preludio al definitivo ritiro? Del Potro non vorrebbe sentirne parlare, ma, al di là delle pur sincere dichiarazioni di facciata («Non mi arrenderò. Se c’è una cosa che voglio fare è lottare per ciò che amo, giocare a tennis»), è inevitabile che in questi momenti lo sconforto faccia capolino. Buona parte della carriera è già stata compromessa, e oramai la notizia del suo addio non stupirebbe più nessuno. Sarebbe un vero peccato, di certo Juan Martin non merita di concludere in questa maniera la sua travagliata avventura tennistica. Il tempo per un (ultimo?) stint di rilievo, in fondo, non mancherebbe. Gli appassionati fanno il tifo per lui.

 

Fabrizio Fidecaro

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