TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Diego Barbiani
Tantissimi giornalisti in sala stampa per Luca Vanni, al termine del suo match contro Bernard Tomic. L’aretino però non riusciva a sorridere. «Non me lo merito» ha detto. Perché? «C’è mancato tanto. Io non ero mentalmente pronto a vincere, pensavo di stare giocando male, che tutto fosse andato perduto, invece anche parlando con il mio allenatore ho capito che se io per primo penso di star giocando male non combino nulla.
Magari al servizio non stavo andando bene, ma da fondo comunque me la giocavo. Poi ancora nel quarto set: non credevo di poterlo brekkare, invece ogni suo turno di battuta era lottato. Ero mentalmente più scarico delle altre partite». Le tre partite disputate nelle qualificazioni si sono fatte sentire, le quattro ore con Ungur e le due abbondanti negli altri due turni oggi hanno chiesto il conto? «Fisicamente mi sentivo bene ed ero pronto anche a cinque set, è stato proprio un problema di testa che non riesco a spiegare». Forse il vento l’ha disturbato piu del dovuto, come già stava accadendo nel primo turno di qualificazioni e con la testa, dice Luca, non riusciva ad essere concentrato.
A Madrid era riuscito a spuntarla, qui però «la differenza anzitutto sta nelle palle, che sono più lente. Lui gioca colpi su cui comunque devi abbassarti e spingere, tende ad appoggiare, giocare back complicati… Sei costretto a partite durissime, lottate su ogni punto». La partita forse è girata ad inizio terzo set, quando ha mancato due palle per partire subito avanti e poi il servizio l’ha condannato. «Onestamente? No, era troppo presto per poter pensare che la partita fosse del tutto girata. Però almeno la sensazione che mi resta è di essere diventato competitivo con un giocatore anche n.30 del mondo. Posso perdere contro chi è sotto di me, non voglio dire che non perderò mai più contro uno classificato 150 o 200, però che posso avere chance contro chi è tra i 100 ed i 30. Sono contento di quello che sto facendo e di aver raccolto 300 punti praticamente tutti con i tornei Atp». Ora arriva la stagione su erba, dove con quel servizio uno come Vanni può dire la sua. «Giocherò ad Halle, sarà il mio primo vero torneo su erba perché prima ho giocato solo sull’erba sintetica. Non so cosa aspettarmi, perché so servire bene, ma devo anche saper rispondere perché si giocherà tutto su pochi punti».
Com’è l’ambiente di un torneo dello Slam? «Son sincero, non devo farci caso. Son stato abituato a girare nei tornei più piccoli, dove dovevo procurarmi tutto da solo, anche la questione del cibo dove magari mi organizzavo con un mio amico ed andavamo in macchina in quel posto perché risparmiavamo di più. Qui hai tutto, arrivi alla mattina e vai via alla sera, fai tutto quello che devi fare qui e la giornata finisce, ma non devo pensare troppo perché poi potrei andare in confusione. Devo pensare al campo del Roland Garros come a quello di Roma, a quello di San Paolo, a quello del Futures da 10.000 dollari. Le dimensioni sono quelle, cambia tutto quello che c’è intorno».
Una battuta finale, sulla famiglia di Luca. «Devo dire loro di smetterla di seguirmi per i tornei! Quando vengono a vedermi perdo, sempre. Stamattina si sono presentati davanti a me facendomi una sorpresa. Basta, io almeno sono un po’ scaramantico, spero che se proprio vorranno venire alle mie partite almeno non si facciano vedere».
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