TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Diego Barbiani
Una triste camminata ha segnato l’uscita dal campo di una sconsolata Victoria Azarenka, sconfitta 3-6 6-4 6-2 da Serena Williams in poco più di due ore di gioco. Stavolta niente dramma finale come a Madrid, quando la bielorussa era salita avanti 6-5 40-0 e servizio al terzo e commise quei tre doppi falli in serie che la condannarono poi al tie-break.
Anzi, il numero dei doppi errori al servizio si è fermato appena ad uno. Il problema, semmai, è stato un altro. Fino a quando la statunitense si manteneva su un livello piuttosto basso, riusciva a gestire bene le operazioni. Poi però, come ci si poteva attendere, la rabbia e la furia di Serena sono divampate ed appena ripreso il break nel secondo set si è fatta inarrestabile. Sotto 4-5, Azarenka al servizio è stata chiamata a fronteggiare tre set point consecutivi. Si è salvata, ma a causa di una scelta tattica folle ne ha concesso un quarto. Aveva il punto in mano, bastava un lungolinea di rovescio ed invece ha optato per una palla corta che non è arrivata a rete. Quarto set point. Dritto profondo, palla nei pressi della riga chiamata ‘out’ dal giudice di linea. Serena non era convinta, Azarenka già chiedeva il punto. Kader Nouni è sceso a controllare, Serena diceva che per lei la palla era buona. Così è stato ma il giudice di sedia non ne ha saputo di voler dare il punto alla bielorussa, sbagliando. Victoria era una furia, a Madrid una sua prima di servizio nei pressi della riga poteva darle la vittoria ed a causa di una chiamata tardiva ha dovuto rigiocare il punto, qui sul set point per la sua avversaria l’arbitro non le ha dato un punto che avrebbe invece dovuto consegnare. Ha chiesto informazioni, in maniera piuttosto animata, alla statunitense che per tutta risposta le ha detto: «Io non c’entro nulla, per me era buona da subito». Putroppo per lei, però, nella ripetizione del punto ha subito un vincente dalla sua avversaria. Tutta imbufalita ha lasciato il campo, beccandosi anche un warning per aver detto qualche parola di troppo al giudice di linea responsabile dell’accaduto. Lei, da quello spogliatoio, non è più rientrata. Ad inizio del set conclusivo un vantaggio illusorio di 2-0 non le è bastato, dall’altra parte della rete ormai c’era un’avversaria più viva che mai e non avrebbe più concesso nulla. Sei game consecutivi, ‘cappotto’ emotivo dopo quello subito in Spagna e la sua avventura a Parigi è finita così. Williams che invece, aggrappata con le unghie al suo carattere, è risalita ancora una volta. Ci sono poche certezze per lei in questo torneo, contraddistinto da un rendimento ancora molto altalenante. Quando serve, però, riesce sempre a trovare quel qualcosa in più, come oggi.
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