TENNIS – DI LUIGI ANSALONI – Pensieri sparsi sul Foro, in una nuova rubrica che vede “girare” le firme di Daniele Azzolini e Luigi Ansaloni.…
Francesca Schiavone è stata la più grande tennista italiana della storia. Senza se e senza ma. E non per il Roland Garros vinto, per le finali sulla terra, per le Fed Cup vinte o perché è arrivata ad essere numero 4 al mondo, ma perché nessuno ha mai raggiunto, in questa nazione, il suo livello di gioco. Al massimo del suo splendore, la Leonessa era uno spettacolo unico. Alla tecnica sopraffina univa un carattere sanguigno e un’intelligenza da computer, in certi momenti della partita. In certi momenti, era perfetta. Ora, arrivata a 35 candeline, quei tempi sono lontani, ma non per questo merita poco rispetto. Ed è quello che noi giornalisti stiamo facendo: dare poco rispetto ad una grande atleta. Ogni santissimo torneo e ogni santissima conferenza stampa solo ed esclusivamente domande sul suo ritiro. “E’ l’ultima volta qui?”…”Ci pensi mai?”…”A quando il ritiro?”…”Ad una età in cui la maggior parte degli atleti…”. A Roma, la stessa storia. Qualche volta le è capitato di perdere un po’ il controllo dopo qualcuna di queste domande sopraffine, ma ha sempre tenuta botta ed è stata una gran signora. Il messaggio è: free Francesca, lasciamola in pace e godiamocela, per l’amore del cielo!
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Mi è capitato di leggere un tweet (non ricordo di chi, è successo qualche giorno fa e onestamente la voglia di andarlo a ricercare non c’è…) che Roma per i tennisti è, più che un torneo, un “grande ristorante e una grande boutique di moda”. Niente di più vero. Con tutto il rispetto per Madrid che sarà probabilmente organizzato meglio, ma il fascino che Roma esercita sui giocatori è meglio di qualsiasi spogliatoio, trasportation o location immaginabile. Federer con la cartina a visitare il Pantheon, la Wozniacki e i selfie in piazza di Spagna, i giocatori che si sfondano di carbonare e bucatini alla amatriciana. Roma, Roma, Roma, pancia de sta città…
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E a proposito di fascino romano, nemmeno i giornalisti stranieri ne sembrano immuni. La nostra Angelica Fratini ha dato ben più di un assaggio della città eterna a qualche nostro collega, ma il premio coraggio e fedeltà va senza dubbio a Ben Rothemberg, inviato del New York Times (quindi non esattamente del giornaletto sotto casa). A parte il gelato romano, il cibo romano e qualsiasi cosa romana, l’assoluto tocco di classe è stato trascinarlo all’Olimpico a vedere un celestiale (per i celesti mica tanto) Lazio-Inter. Risultato 2 a 1 per l’Inter. All’americano saranno sfuggite le polemiche sul fuorigioco, sulle espulsioni e quant’altro, ma una bella maglietta biancoceleste l’ha portata a casa. Potere della Fratini.
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