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Atp Roma. Djokovic lascia un set anche a Nishikori: «Ancora distante il livello di Monte-Carlo»

TENNIS – ROMA – DI FABRIZIO FIDECARO – Novak Djokovic si è qualificato per le semifinali del Master 1000 di Roma, ma anche oggi ha ceduto un set al suo avversario, Kei Nishikori, superato per 63 36 61. Domani il numero uno del mondo se la vedrà con David Ferrer, impostosi per 62 46 63 su David Goffin.

L’urlo di Novak Djokovic. Scatenato, liberatorio, roteando al contempo le braccia verso l’alto a cercare il consenso e l’acclamazione del pubblico. Siamo a Roma, durante il quarto di finale contro Kei Nishikori, e il numero uno del mondo ha appena strappato il servizio al giapponese, issandosi sul 3-1 nel parziale decisivo. È il momento clou dell’ultimo match pomeridiano sul centrale del Foro Italico. Ancora una volta, proprio come nei precedenti impegni contro Nicolas Almagro e Thomaz Bellucci, Nole è stato costretto al terzo, ma in quest’occasione ha percepito nitida l’eventualità della sconfitta. Nishikori stava giocando benissimo, gli aveva strappato la seconda frazione dimostrandosi più fresco e agile, oltre che reattivo come al solito. Poi quel break, che ha definitivamente spostato l’inerzia della sfida dalla parte di Djoko, che, addentata infine la preda, non l’ha più mollata, chiudendo con una serie di cinque giochi consecutivi.

Il serbo, proprio per evitare i rischi corsi ieri sera dinanzi a Bellucci (con il quale era stato costretto alla rimonta), era partito forte. Subito 3-0 e, dopo tre chance mancate per il 5-1, la frazione d’avvio conquistata per 63, dopo aver annullato con autorità due palle break nell’ultimo game. Il 25enne di Shimane, però, stava facendosi sempre più sotto e, anzi, nel secondo parziale era lui a dimostrarsi più in palla, confermandosi quel giocatore che tanti grattacapi ha creato all’attuale sovrano del tennis negli anni scorsi. Dal canto suo, complice il forte vento, Nole commetteva errori di misura indegni del suo valore, ed è così che è maturato il 63 per Nishikori, con il break decisivo piazzato nel sesto game.

Si supponeva che avremmo seguito un terzo set in grande equilibrio e, invece, un po’ come accaduto a novembre nelle Atp World Tour Finals di Londra, Djokovic è riuscito ben presto a staccarsi. In quell’occasione aveva addirittura inflitto al rivale un 60 conclusivo, stavolta dall’1 pari non ha più sbagliato nulla, chiudendo sul 63 36 61 dopo un’ora e quarantotto minuti. Per il (quasi) 28enne di Belgrado è giunta così la quarta affermazione in sei confronti diretti. Sugli spalti, la soddisfazione di Boris Becker e la maschera impenetrabile di Michael Chang, coach dei due protagonisti nonché vincitori della Racchetta d’oro degli Internazionali (il tedesco due anni fa, mentre lo statunitense è stato premiato l’altro ieri assieme a Martina Hingis).

«Oggi le condizioni erano difficili, c’era tanto vento a disturbare entrambi», ha spiegato Djokovic al termine. «È stato un match duro, avrei potuto vincere il primo set ancora più nettamente, poi lui ha preso fiducia, specie quando mi ha tolto il servizio nel secondo. Nel terzo ho provato a essere un po’ più aggressivo, a comandare il gioco. A essere onesto, non sto esprimendomi al livello di Monte-Carlo, ma comunque sono in semifinale, e questo è importante. Certo, posso giocare meglio, essere più consistente».

Tra Novak e la finale resta solo un ostacolo, costituito dal tradizionalmente indomito David Ferrer, impostosi sul belga David Goffin per 62 46 63. Quattordici a cinque il bilancio degli head to head a favore di Djoko, che si è aggiudicato le ultime otto sfide, tra cui quella nei quarti del torneo capitolino di dodici mesi or sono (75 46 63). Sarà ancora necessario il set decisivo?

 

Fabrizio Fidecaro

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