TENNIS – Dal nostro inviato a Parigi Daniele Azzolini
Non sorprendetevi di un accostamento sin troppo ardito. Francesca è ragazza di mondo, e sa da sola come prendere le distanze dagli eccessi, senza apparire troppo spregiudicata se decide di prestarsi al gioco.
Ma nell’ammirarla, oggi, ancora una volta, su questa terra che è stata tutta sua, ho pensato a una risposta che Martina Navratilova dette a chi le chiedeva se fosse il caso di stare ancora in campo, a 48 anni. «Insegno alle ragazze a divertirsi», fu la sortita della più grande. Me la sono tenuta in caldo per Francesca, quella frase, per capire se gli stimoli fossero gli stessi, ancora così grandi da disporre sul palcoscenico del Numero Uno una delle più belle rappresentazioni che si siano viste in questi anni. Tennis vero. Tennis che in poche possono permettersi. E Francesca mi ha risposto di sì, che poteva fare propria quella risposta, con quelle stesse parole. Fatti i distinguo del caso, naturalmente, «lei grandissima, io solo Francesca», ma con trasporto e adesione completi.
Ecco il tennis vero, quello che sgorga per vie naturali, che ha molti obiettivi assieme, ma non li dispone secondo le personali convenienze: giocare bene, tentare i colpi più difficili, dare battaglia, fare in modo che il pubblico stia bene. Stare bene lei stessa…
Godere, dice Francesca. Il tennis come goduria. Un match point da salvare con il più incredibile dei rovesci. Così si fa… «Aspettavo che Svetlana prendesse l’iniziativa, sul quel punto decisivo. Ma si è messa in attesa. Allora lo faccio io, mi sono detta». E ha confezionato quel colpo secco come lo scoppio di un mortaretto. Ragazzi, credetemi… Un’emozione.
«Mi piace quando la butta in caciara», mi dice Adriano. «È bravissima a incasinare la vita delle avversarie. Bravissima». L’ammirazione è genuina. Panatta è da sempre un sostenitore del tennis alla Schiavone. «È una che ti mette in pace con il tennis femminile», dice. Rincorse, appostamenti, carambole, colpi di scena… Come in un film d’azione.
Un tempo, così, si vinceva il Roland Garros. Ora, forse, non più. Ma va bene lo stesso. Partite come quella contro la Kuznetsova fanno bene al tennis. Me la tengo stretta, se permettete. E penso che Francesca abbia fatto bene a non ritirarsi. Ha ancora da dare. Ancora da farci godere.
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