TENNIS – Di Giancarlo Di Leva
Il torneo di casa si conferma nel complesso ostico per i nostri tennisti. Il bilancio complessivo (maschile e femminile) è il peggiore dal 1999. Con quindici partecipazioni (otto uomini e sette donne) abbiamo vinto 5 partite. Solo Fabio Fognini ne ha vinti due di seguito. Desta preoccupazione la situazione in campo femminile.
Partiamo dai numeri in quanto quando si parla di consuntivi non si può prescindere dai dati anche se poi gli stessi vanno interpretati a cominciare dal precisare che, essendoci nel torneo di casa molte presenze di tennisti nostrani per effetto delle wild card concesse, come consuetudine ,ai tennisti del Paese ospitante, è evidente che questo affollamento ai nastri di partenza penalizza gli indici di performance che pertanto più che in assoluto vanno interpretati in relazione alle singole annate.
Di seguito i dati a partire dal 2000:
Occorre tuttavia fare delle distinzioni: al contrario di quanto generalmente è accaduto fin qui parlando delle gesta dei tennisti e delle tenniste azzurre, questa volta le notizie più incoraggianti arrivano dai maschi.
Abbiamo vissuto con spirito differente le prestazioni dei nostri rappresentanti fin dalle qualificazioni nelle quali, se in campo femminile le tre azzurre presenti (Jasmine Paolini, Corinna Dentoni e Gioia Barbieri) sono uscite nel turno di esordio con solo la diciannovenne toscana capace di impensierire la sua avversaria, i maschi ci hanno riservato piacevoli sorprese con quattro vittorie contro pronostico al primo turno (Gianluca Mager grazie al ritiro di Blaz Kavcic, Stefano Napolitano contro Jurgen Melzer, Andrea Arnaboldi e Tomas Fabbiano rispettivamente contro la testa di serie n.1 Mikhail Kukushin e contro il brasiliano Joao Souza). Questi ultimi due si sono ripetuti nel turno decisivo (il primo nel derby contro Napolitano e contro il promettentissimo russo Andrey Rublev) e sono così approdati nel main draw raggiungendo Fabio Fognini, Simone Bolelli, Paolo Lorenzi e i due vincitori delle pre-qualificazioni Federico Gaio e il giovane Matteo Donati.
Non c’è l’ha fatta Gianluigi Quinzi su cui come sempre sono puntati i riflettori. Il tennista marchigiano sotto lo sguardo interessato del mitico Nick Bollettieri nulla ha potuto contro la maggior esperienza del francese Benoit Paire.
E’ evidente che la musica è cambiata quando sono iniziati gli incontri del tabellone principale. Dei sette italiani cinque sono caduti al primo ostacolo. La sconfitta più amara è stata quella subita da Bolelli che pur giocando alla pari contro l’austriaco Dominic Thiem, è mancato nelle fasi decisive dei due tie-break che hanno deciso il match.
In controtendenza il suo compagno di doppio, Fognini, che invece ha dato segnali forti grazie ad ottime prestazioni sia contro Grigor Dimitrov al secondo turno che contro Tomas Berdych al terzo nonostante la sconfitta poi al tie-break del terzo. Un ligure così non lo si vedeva da più di un anno, da quando battè Andy Murray in Coppa Davis. Tutto questo proprio alla vigilia dell’appuntamento parigino che gli evoca bei ricordi.
Ma oltre a Fognini, abbiamo scoperto Matteo Donati, alessandrino classe 1995, undici mesi più “anziano” di Quinzi. Le sensazioni che ha trasmesso Matteo sia all’esordio contro l’esperto Santiago Giraldo (battuto 2/6 6/1 6/4) che nell’incontro proibitivo contro Berdych (perso 2/6 4/6) sono state piuttosto positive.
Il significato più importante di questa “scoperta” sta nel fatto che ora quando si parlerà del futuro del tennis azzurro maschile, Quinzi non sarà considerato l’unico tennista valido per entrare nei piani alti del rankig, levandogli indirettamente alcune delle responsabilità enormi che lo hanno accompagnato in questi mesi. Tra le altre cose, Donati al momento sopravanza proprio Quinzi in classifica (218 contro 342).
Come accennato però, desta preoccupazione l’involuzione del settore femminile che ci ha abituato a ben altri spettacoli e soddisfazioni e che a Roma ha confezionato la peggior performance generale dal 2007. D’altra parte la legge dell’anagrafe è normalmente impietosa e le esibizioni delle nostre Fab Four sui campi del Foro Italico ce lo hanno confermato. Al di là di Francesca Schiavone (sconfitta nel derby di casa contro Karin Knapp) e a Roberta Vinci, fuori anche lei subito contro Heather Watson, preoccupano le sconfitte di Flavia Pennetta all’esordio contro Elina Svitolina e di Sara Errani al 2° turno contro Christina Mc Hale.
Dopo gli elogi a Knapp, che di tanto in tanto riesce a sfornare esibizioni di tutto rispetto anche contro pronostico e che qui ha sfiorato l’impresa contro la n.4 del mondo Petra Kvitova cedendo solo al terzo set (ed essere stata in vantaggio 5-2 nel set decisivo), c’è invece la nuova sconfitta di Camila Giorgi checontro Jelena Jankovic ha commesso cinquantadue errori gratuiti perdendo dopo essere stata avanti in entrambi i set per 5-3 e 4-1. Camila è scesa in classifica al n.37, il che le impedirà plausibilmente di essere testa di serie a Parigi.
Il quadro prospettico in vista dello Slam parigino non è dei migliori. Errani, la migliore interprete azzurra al Roland Garros negli ultimi tre anni, difende i 430 punti dei quarti raggiunti nel 2014 e con le sempre più numerose tenniste rampanti in circolazione le mine vaganti sono dappertutto.
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