TENNIS – MIAMI. Troppo più forte Serena Williams, troppo più sbilanciati i precedenti per pensare che la pur brava Carla Suarez Navarro potesse cambiare una sorte così avversa. 62 60 in meno di un’ora, cinquantasei minuti per l’esattezza.
Ottavo titolo per la n.1 del mondo in Florida dove ha giocato quest oggi la sua decima finale in carriera e secondo titolo del 2015 dopo il successo nell’Open d’Australia, ma soprattutto una facilità nell’ottenere il punto che faceva pensare soprattutto a quanto l’ avversaria abbia vissuto male l’appuntamento più importante della sua carriera. La spagnola non è maestra negli atti conclusivi avendo vinto un solo titolo in sei finali (sette con quella odierna), ma qui a Miami ha saputo districarsi tra avversarie come Venus Williams e la vittoria su Andrea Petkovic è significato l’ingresso in top-10, il coronamento di un sogno che aveva da quando si è affacciata nel mondo del tennis ormai circa dieci anni fa. Ha retto i primi due giochi, poi è stata brutalmente spazzata via. Non ha neppure troppe colpe, semmai avrà da lamentarsi con la sorte beffarda. I precedenti tra le due parlavano chiarissimo: 60 63, 62 60, 60 60, 62 63. Scendere in campo consapevole di non avere la minima occasione, salvo cataclismi, di vincere il trofeo non deve essere stato facile. Per Serena, invece, continua la sua infinita serie di vittorie. Ormai alla soglia dei trentaquattro anni ma con la voglia di sempre di scendere in campo e dimostrare a tutti che la migliore è lei.
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