TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – Serena Williams è numero uno del mondo ininterrottamente da oltre due anni: solo Steffi Graf e Martina Navratilova hanno fatto meglio. Le sue principali avversarie sono forse meno forti di un tempo, ma la pantera di Compton ha gestito la propria carriera con grande intelligenza.
Centoquattordici settimane di fila a guardare tutte dall’alto in basso. Serena Williams ha stabilito lunedì la terza miglior performance nella storia del ranking Wta, mettendosi alle spalle Chris Evert, fermatasi a quota 113 (dal 10 maggio 1976 al 9 luglio 1978). La pantera di Compton, numero uno del mondo ininterrottamente dal 18 febbraio 2013, può ora mettere nel mirino le sole due che ancora la precedono in questa speciale classifica. Dovesse rimanere in vetta fino al prossimo 22 febbraio, raggiungerebbe il secondo posto occupato da Martina Navratilova con 156 (14 giugno 1982 – 9 giugno 1985). Se poi la leadership di Serena resistesse addirittura sino al 19 settembre 2016, ecco l’aggancio in vetta a Steffi Graf, che non mollò il primato dal 17 agosto 1987 al 10 marzo 1991.
Per la Williams si tratta del sesto regno, decisamente il più lungo, considerato che i cinque precedenti erano durati complessivamente 123 settimane e che al massimo aveva mantenuto la prima posizione per 57 consecutive (dall’8 luglio 2002 al 10 agosto 2003). Da quando è salita al trono l’ultima volta, Serena ha disputato trentuno tornei, aggiudicandosene ben diciannove (più una finale, tre semifinali e due quarti), e di 148 match giocati ne ha vinti la bellezza di 138, accusando appena dieci sconfitte sul campo. Curioso che ben tre di esse siano venute dalla francese Alize Cornet (Dubai, Wimbledon e Wuhan 2014). Le altre giocatrici capaci di batterla in questi due anni abbondanti sono state Jana Cepelova, Garbine Muguruza, Sabine Lisicki, Ana Ivanovic, Simona Halep, Victoria Azarenka e la sorella Venus.
Cifre che evidenziano una supremazia quasi imbarazzante. Anche quando non è al meglio, come nel recente playoff di Fed Cup a Brindisi contro l’Italia, Serena riesce comunque a trovare la maniera di spuntarla, quanto meno nella maggior parte dei casi (il riferimento è ovviamente al singolare). Veleggiando già verso le trentaquattro primavere, la statunitense domina il tennis come non aveva mai fatto, nemmeno in giovinezza.
Si è spesso discusso sulle motivazioni di tale apparente controsenso, individuando la principale nel livello più basso delle maggiori rivali. Insomma, una volta, oltre a una Venus senz’altro più competitiva, c’erano Justine Henin, Kim Clijsters, Lindsay Davenport, Martina Hingis, Jennifer Capriati, Amelie Mauresmo. Oggi la numero 2 è Simona Halep, che (ancora) non ha mai vinto uno Slam; la n. 3 è Maria Sharapova, che, pur essendo mediaticamente la stella più luminosa del circuito, non riesce a sconfiggere la Williams da quasi undici anni. E poi troviamo, nell’ordine, la discontinua Petra Kvitova, Caroline Wozniacki cui manca il colpo del kappaò, Eugenie Bouchard in crisi nera, Ana Ivanovic in affanno.
Insomma, nelle ultime stagioni il Tour rosa è indubbiamente cresciuto di livello, tanto che in parecchie possono aspirare ai titoli di importanza medio-alta, ma le punte non sono state all’altezza del recente passato. Il ricambio generazionale non pare riuscito del tutto e si è creato un piccolo buco simile a quello verificatosi, nel settore maschile, tra la fine dell’epoca Sampras-Agassi e l’inizio di quella Federer-Nadal (si tratta naturalmente di una semplificazione). In quel caso, ad approfittarne furono giovani destinati in seguito a non confermare del tutto i grandi risultati subito ottenuti, come Lleyton Hewitt, Andy Roddick, Juan Carlos Ferrero e Marat Safin, e tennisti al top della carriera quali Gustavo Kuerten. Stavolta a giovarsi della situazione, tornando in cima con prepotenza, è stata invece una veterana deluxe nel pieno della maturità.
Serena, va detto a scanso di equivoci, è una formidabile campionessa, che ha saputo mettersi alle spalle seri problemi di salute, gestendo la sua attività professionistica in modo intelligente. Solo così è potuta arrivare ben oltre la trentina in condizioni psicofisiche del genere, che le permettono di essere la grande favorita in qualsiasi evento si presenti al via. Nell’attesa che alla lunga, inevitabilmente, i giovanissimi talenti prendano il sopravvento, la numero uno è sempre lei. E le rivali con cui confrontarsi, forse ancor più di quelle che sfida direttamente, sembrano essere le leggende della racchetta.
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