TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells, Diego Barbiani
Alla fine è stata una festa, con Pharrell in sottofondo che canta “I’m happy” e Serena Williams che può lasciar sfogare tutta la sua gioia. Ma quanta fatica per venire a capo di un match che sembrava una formalità, invece minuto dopo minuto è sembrato rivelare decine di trappole nascoste.
7-5 7-5 il punteggio finale in favore della n.1, accolta da un boato incredibile e da una standing ovation interminabile del pubblico che ha emozionato tutti sulle tribune, compresa la stessa Williams, visibilmente emozionata ed ad un passo dalle lacrime. “Welcome home”, urla lo speaker, al termine di due ore vissute in apnea. Welcome home, perché il pubblico dall’inizio alla fine ha dimostrato un amore immenso verso la sua celebre connazionale. Welcome home, perché come aveva dichiarato lei ieri, è giusto il momento di esserci. Ieri però aveva anche dichiarato di aver timore della tensione, aveva paura di non essere pronta, di farsi attanagliare dai nervi. I primi game, infatti, sono stati da incubo con Niculescu che sembrava un fenomeno in difesa e la statunitense incapace di trovare vie definitive sbagliando in maniera grave in diverse circostanze.In qualche modo è riuscita a venirne fuori, più grazie ai gentili omaggi della sua avversaria che dal 5-3 è sprofondata sotto 5-7 cedendo l’ultima battuta con gravi errori come aver fermato il gioco per aver giudicato una palla della statunitense “out” quando in realtà era atterrata ancora prima della linea.
Nel secondo set l’andamento è stato identico, tranne alcuni momenti in cui riusciva, Serena, a farsi più convinta. Per capire le difficoltà che ha avuto, per chiudere il match ha impiegato fino al quarto match point, sprecando in maniera incredibile i primi tre. Alla fine, però, era forse la fine migliore. Il pubblico ha esultato come se lei avesse trionfato in uno Slam. Serena stessa ha mostrato un volto colmo di lacrime per la tensione. E’ solo la prima partita del suo torneo, chissà come affronterà le altre. Intanto welcome home, Serena.
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