TENNIS – DI SALVATORE DE SIMONE – Rafael Nadal è appena reduce dalla vittoria a Buenos Aires. Ma basta questo successo per ritenerlo favorito a Indian Wells? Lo spagnolo è sempre temibile, a patto che abbia superato alcune incertezze mostrate in questo inizio anno.
Non è stato finora un inizio di stagione esaltante per Rafael Nadal. Il fuoriclasse spagnolo ha disputato quattro tornei in questi primi due mesi del 2015, con i seguenti risultati: primo turno a Doha (dove però ha trionfato in doppio con l’amico Juan Monaco), quarti di finale all’Australian Open, semifinale a Rio de Janeiro e vittoria a Buenos Aires; dunque un crescendo e in teoria un bottino non disprezzabile per un tennista che, non dimentichiamolo, ha saltato l’ultima parte della stagione passata per via dei cronici problemi fisici. Ma basta il successo in quel di Argentina nel considerare il maiorchino un favorito per la conquista del primo Masters 1000 dell’anno, Indian Wells? (vincere anche il secondo, Miami, sarebbe un’impresa improba pure per un campione in forma, anche se non impossibile; senza contare che Nadal non ha mai fatto suo il torneo in Florida). Forse l’ennesima vittoria sull’amato rosso non è sufficiente per ritenerlo favorito al pari di Djokovic o anche Federer.
“In questo momento Rafa è discontinuo dal punto di vista mentale. Non sono sicuro che aver vinto a Buenos Aires possa essere molto d’aiuto per Indian Wells”: così si è espresso l’allenatore del tennista, Zio Toni. Anche se a volte le considerazioni pubbliche di quest’ultimo sul nipote bisogna prenderle con le pinze, le frasi di sopra potrebbero contenere un elemento di verità. Non è tanto il fatto che l’unico trionfo sia avvenuto in un torneo Atp 250 e contro avversari tutto sommato abbordabili, quanto piuttosto la maniera in cui Rafa ha subito le sconfitte precedenti: d’accordo, perdere il primo match dell’anno dopo un lungo stop non è uno scandalo, Berdych non è certo l’ultimo arrivato (soprattutto sul cemento) e il nostro Fabio Fognini quando gli gira è uno che può far vedere i sorci verdi a chiunque, specialmente se lo si trova di fronte sulla terra rossa e al meglio dei tre set. Però pochi avrebbero previsto un Nadal domato da Berrer (a Doha) , preso a pallate – particolarmente nei primi due set – in uno slam dal ceco ( Australia), avversario giova ricordare con cui l’iberico non perdeva una straccio di partita da anni e infine rimontato da Fognini (ripetiamo, in quel caso strepitoso) dopo aver vinto il primo parziale per 6-1 ed essere stato in vantaggio di un break nel secondo (Rio). Inoltre anche nelle vittorie, almeno prima di Buenos Aires, il numero tre del mondo è stato altalenante non mostrando un gioco efficacissimo e mancando in costanza, come del resto ha dichiarato lo zio e coach Toni.
Nel torneo brasiliano lo spagnolo ha manifestato un certo nervosismo, insolito per lui: le lamentele sulle palline, sul match finito a tarda ora e soprattutto la sfuriata contro il giudice di sedia Bernardes accompagnata dall’infelice frase (“farò in modo che tu non mi arbitri più in futuro”) hanno testimoniato una notevole irrequietezza che ha sorpreso molti. Non che Nadal in passato non abbia avuto da ridire su alcuni aspetti “tecnici” delle competizioni o non abbia litigato contro il giudice di sedia (tra l’altro con il suddetto arbitro si era scatenato anche qualche anno fa a Londra) ma vederlo polemico e arrabbiato in pochi giorni su tanti fronti è abbastanza sorprendente e lascia un po’ pensare.
Intendiamoci, stiamo sempre parlando di Nadal, ossia di un tennista capace di ritrovare il giusto equilibrio in un attimo e che nessun sfidante può permettersi di prendere sottogamba, soprattutto se l’iberico è appena reduce da un trionfo. Inoltre lui si trova molto a suo agio a Indian Wells e non a caso ha vinto tre edizioni della suddetta competizione. Però forse lo spagnolo preferirebbe già impegnarsi sui campi europei in terra battuta piuttosto che affrontare la trasferta americana sul cemento: perché sarebbe molto più facile ritrovare la totale costanza e la tranquillità necessaria nel terreno a lui più consono. Anche perché sul duro (per quanto rallentato in questi ultimi anni) il numero di avversari in grado di batterlo sale notevolmente rispetto alla prediletta superficie rossa: ad esempio un Raonic o un Dimitrov, ipotetici avversari nei quarti di finale in California, sono per lui molto più ostici sul veloce che invece a Montecarlo o Roma. La stessa cosa potrebbe dirsi in una semifinale contro Wawrinka, casomai quest’ultimo riesca ad avere la meglio sul connazionale e amico Federer (ma il tabellone dei due svizzeri non è dei più semplici).
Comunque sarà interessante vedere quale Nadal scenderà in campo nel primo Masters stagionale: se il Rafa nervoso, discontinuo, più difensivo del solito come in Brasile e in Australia o quello più solido e tranquillo ammirato in Argentina; nel caso fosse questa versione dello spagnolo a prevalere, allora sarebbe difficile per tutti mettere mano al torneo che alcuni considerano addirittura “Il quinto slam”. Vedremo nei prossimi giorni se Nadal avrà superato definitivamente alcune incertezze e inquietudini mostrate nei primi tornei dell’anno.
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