TENNIS – Di Gianluca Atlante
Parlano come un libro scritto e litigano come le comune mortali di questa Terra. Soltanto che loro non lo sono, e allora tutto è diverso e, soprattutto, amplificato. Noi lo avevamo detto in tempi non sospetti e, senza passare per logorroici, lo ripetiamo a chiare note, tanto per non passare per quelli che si aggregano, ora, che la querelle è di moda.
Sara Errani e Roberta Vinci litigarono al torneo di Palermo del 2013 e lo fecero, in maniera ancor più evidente, a Cincinnati quando, le parole grosse, volarono in campo, come negli spogliatoi. Noi, in arrivo a Flushing Meadows il lunedì d’inizio della quarta ed ultima prova dello Slam, ci accorgemmo che qualcosa non andava, perchè Sara e Roberta si allenavano separate, cosa che ci può anche stare ma che, dopo un litigio furibondo di due settimane prima, diventa di fatto una prova confutabile. Scrivemmo della cosa, richiamando l’attenzione del capitano di Fed Cup, Barazzutti, pronto a confermarci la cosa, se non, il giorno dopo, a darci contro anche lui: abbiamo la pelle dura, caro capitano.
Barazzutti era preoccupato per la finale di novembre con la Russia a Cagliari, loro per nulla. Dichiararono apertamente di andare d’amore e d’accordo e noi ne prendemmo atto, restando però fedeli a quanto scritto. In quell’Open degli Stati Uniti, persero ai quarti di finale dalle sorelle Williams. Poco male, perchè nel 2014 vinsero l’Open d’Australia, persero in finale al Roland Garros e vinsero a Wimbledon, centrando il Career Slam. Ma qui la favola si è interrotta. Sino allo straboccare di un vaso ormai colmo, in Fed Cup, a Genova, dove i tre giochi rimediati contro Garcia e Mladenovic, rappresentano, di fatto, il comun denominatore della loro separazione. Morale della favola, non certo a lieto fine, hanno litigato, non si sono più parlate e, prim’ancora di Miami, dove lo avrebbero voluto fare attraverso una conferenza stampa, hanno preferito spendere le solite quattro parole di prassi, onde evitare di andare incontro al fiume di domande dei cronisti.
Non ci sarebbe stato nulla di male a dire: “non andiamo più d’accordo, punto e basta”. Ma l’ammissione, nello sport di oggi, a maggior ragione nel tennis che bussa ai confini del nostro amato Stivale, è come gli optional di lusso per le macchine di serie: costoso, troppo costoso. Noi, però, lo avevamo detto. Eccome se lo avevamo detto.
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