TENNIS – Dal nostro inviato ad Indian Wells Diego Barbiani
Una partita che non è mai iniziata. Potrebbe bastare questo a spiegare cosa è accaduto in un’ora e mezza tra Novak Djokovic ed Andy Murray.
6-2 6-2 per il serbo al termine di una prestazione davvero sotto tono di uno scozzese, irriconoscibile rispetto anche solo al suo match nei quarti di finale contro Feliciano Lopez. E’ stato vissuto tutto in un’atmosfera piuttosto atipica. Sul centrale pure il pubblico sembrava come confuso vedendo il n.4 del mondo vivere una giornata nerissima dove per tutto il primo parziale si aggirava a destra ed a sinistra senza sapere come uscirne fuori da un tunnel nerissimo. A sventolare erano solo le (tante) bandiere serbe presenti nel settore più in alto delle tribune.
C’è delusione un po’ ovunque: tra chi sperava in un match con grande agonismo e molto equilibrato come spesso sono stati i confronti tra i due ma anche e soprattutto nel Murray che, visiera bassa e scuro in volto, prendeva quelle palline e cercava di servire nella speranza di non lasciare il comando al rivale in maniera che Djokovic non prendesse subito il comando delle operazioni o comunque che lui stesso non andasse in affanno. Lo stesso Novak, qua e là, concedeva qualcosa anche se si tratta comunque di un break sul 5-1 e di due palle break (non sfruttate) sul 3-1. Per il resto, bravissimo a non scendere mai di rendimento e non lasciare che per un episodio l’altro potesse trovare fiducia e cominciare una rimonta. Alle volte, o forse è meglio dire sempre, basta anche questo per dire che il proprio compito è stato fatto alla grande.
Niente rivincita della finale di Melbourne per lo sozzese, ma soprattutto evidenti passi indietro rispetto alle precedenti uscite. Lui stesso, uscendo a testa bassa e senza firmare autografi, dimostra come voleva scendere in campo con un piglio diverso ma alla fine è stato vittima di una prestazione da dimenticare. Giornate negative ci sono per tutti, siamo pur sempre umani. Ora gli serve voltare pagina e ricominciare e non c’è occasione migliore di Miami dove ha già vinto e raggiunto altre finali. Per il n.1 del mondo, invece, c’è ancora una partita qui in California. Si metterà comodo comodo per scoprire chi tra Roger Federer e Milos Raonic sarà il suo prossimo sfidante, il suo l’ha fatto e bene.
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