TENNIS – Di Stefano Semeraro
I giovani tennisti di oggi? Bamboccioni che non sanno soffrire. Almeno secondo Tommy Robredo, uno dei grandi vecchi del circuito che a 32 anni segnati – e dopo una lunga pausa per infortunio che tre anni fa avrebbe scoraggiato chiunque – è ancora n.18 del mondo (è stato n.5 nel 2006) e non ha nessuna voglia di mollare la presa.
Il tema è quello di una (quasi due generazioni) che rischiano di bruciarsi e consumarsi all’ombra di campioni straordinari – ma ormai in teoria avviati al declino – senza riuscire mai a piazzare l’acuto, la grande impresa. Senza mai entrare nel cuore dei tifosi.
I numeri sono spietati: di 15 tornei Atp disputati in questo avvio di stagione, ben 7 sono stati vinti da ultratrentenni: Federer (33 anni), Ferrer (2 centri a 32 anni), Estrella Burgos (34 anni), Simon (30), Garcia Lopez (30) e ‘Doctor’ Ivo Karlovic (35). Poi c’è un gruppetto di semi-veterani compresi fra i 29 e i 27 anni (Djokovic, Wawrinka, Cuevas, Troicki), un 25enne come Nishikori e il 21enne Jiri Vesely: l’unico che si possa definire davvero giovane in uno sport che qualche anno fa era illuminato da ragazzini terribili come Chang, Becker, Nadal, capaci di vincere il loro primo Slam da teenagers.
La scorsa settimana la media di età dei primi 100 giocatori compresi nel ranking mondiale è stata la più alta in assoluto da quando esiste il computer (1973): 28, 4 anni, con quasi 30 giocatori su cento (quasi un terzo) oltre la soglia dei trent’anni. Impressionante, no? La colpa, si dice, è di un tennis diventato ormai esageratamente muscolare e mentalmente stressantissimo, che richiede fisici maturi e cervelli rodati. Verissimo, ma per Tommy di mezzo c’è anche una di quelle famose “mutazioni antropologiche” che i tuttologi invocano sempre con gusto.
«Non è cambiato il tennis, è cambiata la società», ha dichiarato lo spagnolo a Buenos Aires. «Io ho avuto il mio primo cellulare a 16 anni, oggi un ragazzino che non lo possiede rischia di sentirsi un emarginato. E se gli si rompe l’iPhone5, subito gli comprano l’iPhone6. Così anche in quando, quando le cose si fanno dure, l’opzione più facile è arrendersi. Per questo un tempo nella top-100 c’erano tanti 18enni, mentre oggi i giovani sono scomparsi». Chissà se i vari Dimitrov (che pure giovane non è neppure più…), Kyrgios, Kokkinakis, Thiem, Pouille, Coric, Zverev (e Quinzi) sapranno smentirlo.
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