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Challenge Round. Rio, Marsiglia e l’incongruità di certi punteggi Atp

TENNIS – DI FABRIZIO FIDECARO – I tornei Atp sulla terra centro-sudamericana assegnano un bottino di punti sproporzionato rispetto al loro reale valore. Incongruo che Rio de Janeiro valga come Rotterdam e il doppio di Marsiglia.

Ogni anno, nel mese di febbraio, attirati da punti e guadagni facili, i big della terra rossa si trasferiscono in Sud America per disputare ricchi tornei sulla loro superficie preferita. Questa settimana, per esempio, si disputano in contemporanea l’Atp 500 di Rio de Janeiro e l’Atp 250 di Marsiglia, con il primo che, com’è ovvio, assegna esattamente il doppio dei punti rispetto al secondo.

Osservando, però, i campi di partecipazione, si nota inequivocabilmente che l’evento francese è ben più competitivo di quello brasiliano. In entrambe le prove sono presenti due top ten (Nadal e Ferrer a Rio, Raonic e Wawrinka a Marsiglia), ma nel Rio Open c’è solo un altro top twenty (Robredo) contro i quattro dell’Open 13 (Gulbis, Bautista Agut, Simon e Goffin), che annovera tra i partecipanti anche il n. 21 Monfils. Le ottave teste di serie sono, rispettivamente, Klizan (n. 38) e Rosol (n. 29), gli ultimi giocatori ammessi di diritto al main draw Montanes (n. 103) e Mathieu (n. 90).

Insomma, risulta evidente che vincere il torneo di Marsiglia sia più difficile che conquistare il titolo di Rio: eppure, chi trionferà all’ombra del Pan di Zucchero riceverà un bottino doppio, così come il finalista e i vari piazzati nei turni precedenti. Domenica si è concluso l’altro “500” di Rotterdam, che vantava quattro top ten (Murray, Raonic, Berdych e Wawrinka), un ottavo del seeding al n. 19 Atp (Simon) e un ultimo ammesso al n. 58 (Stakhovsky): un livello medio imparagonabile a quello di Rio, eppure i punti assegnati sono gli stessi. E la prossima settimana la questione si riproporrà con i due “500” di Dubai e Acapulco, entrambi sul duro ma palesemente squilibrati.

È chiaro come, dal suo punto di vista, l’Associazione Giocatori faccia bene a tenersi buono un mercato importante come quello centro-sudamericano e inoltre nessuno impedisce agli altri top players di andarsene anche loro oltreoceano (ma questa, in Europa, è la tradizionale stagione indoor). Allo stesso tempo, però, in tal modo la classifica viene falsata, con alcuni tennisti che beneficiano di score eccessivi se rapportati al reale valore dei loro successi.

In che maniera porre rimedio? Si potrebbero rivedere i punteggi, magari reintroducendo i bonus in base al ranking dell’avversario sconfitto. Nessuno, però, ha interesse a farlo, e quindi ci terremo dei “500” con il rilievo di “250” e dei “250” paragonabili a Challenger. E i più furbi – non ci si riferisce ai veri big, che non ne hanno bisogno – o i meno validi sui campi rapidi al coperto seguiteranno a costruirsi con relativa fatica le basi di una classifica decente o addirittura buona.

 

Fabrizio Fidecaro

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