TENNIS – Di Diego Barbiani
DUBAI. Settebello. Roger Federer tocca quota sette titoli in carriera nel deserto degli Emirati ed a Dubai, dove probabilmente si nasconde un suo elisir di lunga vita, ha battuto per la ventesima volta Novak Djokovic.
6-3 7-5 il punteggio finale che gli è valso l’ottantaquattrersimo titolo della carriera. Una storia lunghissima, cominciata quattordici anni fa e costellata di partite memorabili. Quella di oggi sarà compresa in questa collezione, frutto di una prestazione di livello super. Per battere un grandissimo giocatore come il serbo, ormai, non serve fare tutto al meglio. Per riuscire a batterlo, Federer ha bisogno di giocare partite impeccabili dal primo all’ultimo punto come oggi con un dato che spicca su tutti gli altri: due palle break sfruttate su due per lui, zero su sette per il suo avversario.
E’ riuscito a completare questo personale capolavoro con un match in totale proiezione offensiva, variando ogni colpo a partire dal servizio e venendo a rete, caratteristica che lo ha contraddistinto fin dall’arrivo di Stefan Edberg nel suo angolo. Il n.1 del mondo ha provato per un set e mezzo a ribattere colpo su colpo, cercando profondità e passanti ingiocabili. E’ stato tradito nell’unico game in cui ha concesso palla break e l’aver ceduto il parziale senza essere riuscito a creare vere insidie nell’avversario lo ha un po’ frastornato.
Nel secondo set non reagiva bene ai colpi dello svizzero, sembrava più scarico. Aveva solo bisogno della scossa, arrivata puntuale nel quinto game. Dopo due rovesci lungolinea vincenti dello svizzero ha tirato su il turno di battuta e da lì qualcosa, nell’inerzia, stava lentamente cambiando. Nel vero momento di difficoltà, ha sfoderato una serie di servizi impressionanti. Due volte sotto sul 15-40, prima sotto 3-4 e poi sul 4-5. E’ risultato ingiocabile, martellando negli ultimi centimetri del quadrato del servizio. Il break che ha spezzato l’equilibrio è arrivato forse nel momento meno atteso e forse anche al giocatore meno atteso. Nell’undicesimo game il serbo veleggiava tranquillamente sul 40-0 prima di complicarsi la vita con qualche regalo ed un nuovo scambio perfetto dello svizzero che ha concluso con un dritto incrociato vincente.
Le ultime emozioni sono arrivate nel dodicesimo gioco, con Djokovic ripreso ancora una volta ad un passo dal possibile tie-break e nonostante un tentennamento di Federer sul primo match point, il servizio è arrivato nuovamente in suo aiuto. Dodici ace, uno più importante dell’altro, molti serviti per annullare tutte le sette palle break concesse. Tra questi, anche il n.9000 della carriera, quarto giocatore di sempre a toccare questa quota.
Dovessimo fermarci ai semplici numeri, forse non finiremo più. Roger Federer c’è, ancora una volta, ancora a Dubai. Non batteva Djokovic in una finale da Cincinnati del 2012, c’è riuscito nel piccolo stato degli Emirati, dove in qualche angolo del deserto si nasconde il suo elisir di lunga vita.
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