TENNIS – QUIET PLEASE! – Di ROSSANA CAPOBIANCO – Vika Azarenka è tornata a pieno ritmo agli allenamenti e alle competizioni, ancora senza successo e continuità; si racconta in una bellissima intervista al New York Times in cui parla della cocente delusione d’amore con RedFoo, dell’amore per il tennis e di come spesso sia stata erroneamente etichettata.
Ha solo 25 anni, Vika Azarenka. Sembra già una veterana del circuito e probabilmente lo è, visti gli anni di professionismo, vista la maturità ormai acquisita, visti i due Australian Open vinti nel 2012 e 2013, la capacità (fin qui praticamente unica nella WTA) di sfidare Serena Williams a viso aperto e senza paura, con tanta personalità, consapevole delle proprie forze.
«So di essere numero 31 del mondo”, dice Vika, “Ma non mi sento tale. Sarebbe un problema se mi ci sentissi ma so di cosa sono capace”. E’ serena ora Vika, nella sua Los Angeles, tra le cose che ama fare di più, oltre al tennis. Il tennis che dopo due anni a quei livelli ha dovuto accantonare per un cospicuo periodo di tempo, anche a causa della fatica e degli infortuni che quei ritmi e lo stress psicologico le avevano creato.»
Ma non solo. La bielorussa parla per la prima volta dei suoi sentimenti, delle delusioni che il 2014 le ha portato, della forza che ha dovuto trovare dentro di sé, aggrappandosi ad amici e familiari. Stefan Gordy, per tutti RedFoo, il principale “responsabile” delle sue pene.
«Mi si è spezzato il cuore, è la verità. Non ho paura o remore a dirlo, è la vita, succede, ho pianto davvero tanto lo scorso anno».
Solo 24 match disputati lo scorso anno, più che altro a causa del problema al piede e molte delusioni: la sua fortuna è stata quella di aver giocato la finale a Brisbane lo scorso anno, che le permette di essere ancora testa di serie a Melbourne. Sumyk, ormai suo storico coach e anche un secondo padre per Vika, dice la sua:
«La sua motivazione è molto alta, ma non voglio che ci si esalti troppo. Lo scorso anno a questo punto pensavamo che il 2014 sarebbe stato un grande anno per lei».
«Ho spinto, ho spinto troppo lo scorso anno ed è stato un errore. Non mi sono fidata del mio istinto», spiega Vika. «La parte difficile è quella di accettare di stare male. Continuavano a chiedermi se ero depressa e rispondevo ‘Ma stai scherzando? Io depressa?’ ma lo ero, era la verità. A volte non sai come gestire le tue emozioni, sei solo molto spaventata.»
«Ho iniziato a dipingere e durante una di queste sessioni di pittura ho iniziato a piangere, ho messo via il pennello e iniziato a dipingere con le mie mani. Facevo cose strane, ero delusa, pigra, ho iniziato a versarmi i colori sui vestiti dipingendoli e il giorno dopo senza farci nemmeno troppo caso li ho indossati per l’incontro con la Nike, mi hanno pure chiesto dove avessi comprato quei vestiti».
«Ho dovuto imparare a parlare, a tirare fuori le cose, non è stato facile per me. L’educazione che ho avuto non era questa, non mi viene naturale. Dentro di me ho un animo gentile, sono una bella persona. In campo sono una combattente, mi ha deluso molto il modo in cui sono stata giudicata per la finale con Li Na, non hanno idea di cosa ho dovuto passare in quei due giorni, quanto ho pianto in quei giorni, il mio coach è arrivato con del vino negli spogliatoi dicendomi di rilassarmi un attimo».
Parla poi della vicinanza con Caro Wozniacki, anche lei andata incontro a delusioni cocenti nel 2014 ma che ha avuto la forza di rialzarsi: «Credo sia bellissimo, eravamo entrambe a Montecarlo a cena insieme e ci facevamo forza e piangevamo insieme». E ora c’è il tennis. Il tennis e la voglia di tornare a vincere, a primeggiare. E’ andata lontano Vika, è caduta e prova a rialzarsi. Arrivare fino a quel punto è stato un sogno divenuto realtà e questo la Azarenka non lo ha scordato.
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