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Australian Open, Robo-Giorgi e quel bug chiamato "pensiero"

TENNIS-MELBOURNE. Dal nostro inviato, Luigi Ansaloni

In principio ci fu Robo-Nole, il giocatore perfetto e invincibile, battuto solo da poteri superiori che gli impedirono di conquistare l’intere galassia slam (Federer, Roland Garros 2011). Con le dovute distanze e non volendo offendere nessuno, adesso ci tocca anche Robo-Camila, la tennista carina che spara palle all’incrocio delle righe e che non ha paura di niente e di nessuno e che volendo, i numeri per diventare una imbattibile o quasi ce l’avrebbe. Perchè a vederla giocare per certi tratti sembra che non la possa fermare nulla. Solo che.

 

Solo che capita, come oggi, che qualcosa al momento decisivo si inceppa. Inspiegabilmente. Già contro le altre avversarie, comunque battute, in questo Australian Open si era notato che nei momenti dove la partita doveva essere chiusa senza problemi, qualcosa andava storto. Match point e set point sprecati, doppi falli in quantità e chi più ne ha più ne metta. Contro Venus Williams, la commovenete, splendide fenice che si chiama Venus WIlliams, ha perso in tre set (4-6 7-6 6-1) dopo essere stata avanti un set, 4-2 e 40-0 nel secondo set. Mi direte: “Non è la prima ragazza tennista che ha paura a chiudere una partita”. Ovvio, risponderei. Nel gioco della racchetta di esempi di questo tipo ce ne sono a migliaia, alcuni anche di notevolissima fattura. Quello che sembra distinguere Robo-Giorgi dalle altre “simili” è che questo bug chiamato pensiero le succede solo ed esclusivamente quando il traguardo si sta avvicinando, mentre nel corso della partita sembra totalmente incapace di provare un minimo di filo logico in quello che fa. Alleluja, dirà qualcuno di voi: quant’è bello vedere una piccoletta che spara armadi, che serve alla grandissima, che ha un gioco di gambe da paura e che non teme niente e nessuno, con una sfrontatezza da “giovane d’oggi”, ha più volte ripetuto la Pennetta in conferenza stampa. Avrete pure ragione voi, ma la scelleratezza nello sport non è sempre gradita. Come fa un robot ad essere scellerato? Questo non è dato saperlo, e magari non è esattamente quello che sembra. Magari Camila in partita pensa, eccome se pensa, e tutto ciò che fa è una tattica. Magari, lo si dice per dire, in questo potrebbe aiutarla papà Sergio, che avrà pure fatto tanto e continua a fare tantissimo per la sua bambina (si è sempre bambini per babbo e mamma) ma che durante i match potrebbe (dovere) fare magari un passetto indietro, non gridando ad ogni punto cosa dovrebbe o non dovrebbe fare, come se avesse un telecomando guasto in mano (appunto).

La Giorgi ha tutte le capacità in questo mondo per fare davvero bene: è una giocatrice moderna, una giocatrice sfrontata, una giocatrice del futuro. Non solo per il tennis italiano, ma per tutto il movimento. Qualcuno, il padre o chi per lui, devono semplicemente mettere a punto meglio questo robot sparapalle. Magari facendolo diventare un po’ più umano…

 

Luigi Ansaloni

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Luigi Ansaloni

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