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Australian Open: ciclone Madison Keys, «mi manda Lindsay Davenport»

TENNIS – MELBOURNE – di Elisa Piva – «Voglio continuare a far meglio. Quindi non mi faccio prendere troppo dall’eccitazione per questa vittoria, la tratterò come una vittoria qualsiasi. Domani andrò ad allenarmi e mi preparerò per il prossimo turno».

Madison Keys, 20 anni ancora da compiere, ha appena raggiunto per la prima volta in carriera gli ottavi di finale di un torneo del Gran Slam, battendo poi la numero 4 del mondo Petra Kvitova, non l’ultima arrivata. Ma lei, almeno a parole, resta concentrata e non si lascia andare più di tanto dall’emozione. 

Tanta potenza da fondo che lascia impressionati, aggressività sin dal primo colpo per cercare di prendere in mano il gioco e sballottare l’avversaria, mobilità tallone d’Achille. Queste le caratteristiche delle Keys, ma anche della Kvitova. Un match a specchio, si può dire. Solo che questa volta la giovane americana ha fatto tutto meglio della sua avversaria, che quando veniva aggredita si faceva prendere dalla fretta, cercava il vincente e sbagliava in maniera anche goffa.

La Keys non si è lasciata scoraggiare nemmeno dopo essersi fatta recuperare per tre volte un break di vantaggio, ma ha continuato a sparare a tutto braccio i suoi colpi potenti, violenti e pesanti. E quando ha servito per il primo set, e ancora di più per il match, ha mostrato una calma olimpica. Insomma, tra le due quella con più esperienza sembra lei. «Sì, ero un po’ nervosa, ma allo stesso tempo stranamente calma prima di server per il match. Nell’ultimo gioco ho cercato di giocare punto dopo punto senza pensare al punteggio». Calma, la chiave per Madison così come per il nostro Andreas Seppi contro Roger Federer. 

Ma non solo. Anche la risposta è stata fondamentale, perché la Kvitova ha tribolato per tutto il match contro quelle risposte aggressive, quelle bordate che le ritornavano indietro prima ancora che fosse atterrata dopo il servizio. «Ci abbiamo lavorato tanto, il servizio è un colpo fondamentale per Petra, quindi l’importante era riuscire ad entrare nello scambio, e oggi ci sono riuscita bene» commenta la statunitense in conferenza stampa.  

Colpi potenti, pesanti, piatti e penetranti che ti lasciano ferma. La Keys in questo ricorda un po’ Lindsay Davenport, e non è un caso che ora “Giunone” sieda all’angolo della sua giovane connazionale. «Mi ha suggerito di cercare di entrare nello scambio – rivela Madison – e farle giocare quanti più colpi possibili». E la tattica ha funzionato, perché quando la ceca non riusciva a sfondare subito, andava nel pallone e sbagliava. 

Forse non è poi così facile restare calma e concentrata sul tuo piano di gioco, senza pensare al punteggio, quando a 20 anni stai per battere la numero 4 del mondo (e due volte vincitrice a Wimbledon) sulla Rod Laver Arena. «Ho grande rispetto per lei, ma non ero affatto intimidita, perché lei è una grande giocatrice e una grande colpitrice, e se ti lasci intimorire perdi la battaglia già in partenza». Al prossimo turno l’impegno sulla carta si direbbe ben più semplice. Ma forse emozionalmente potrebbe rivelarsi molto più complicato: dall’altra parte della rete ci sarà l’amica e connazionale Madison Brengle. Per entrambe sarà una grande occasione per fare per la prima volta quarti in un major. Per gli Stati Uniti, sarà comunque una bella notizia. Da anni non andavano così bene in uno slam, Serena Williams a parte, e forse in Madison Keys (non ce ne voglia la Brengle) potrebbero aver trovato una degna erede. 

 

Elisa Piva

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