MELBOURNE-TENNIS. Dal nostro inviato, Luigi Ansaloni
C’è un non so che di rilassante a guardare una partita di doppio alle 11 di mattina. Devono pensarla così anche gli uccellini, che spesso e volentieri sinistramente volteggiano sopra la testa manco fossero usciti dal film di Hitchcock, visto la quantità presente sulle ringhiere degli spalti e anche sui seggiolini vuoti. Che a dirla tutti non sono pochi. Siamo sulla Margaret Court Arena, terzo campo coperto degli Australian Open, un gioiellino costato 330 milioni di dollari (australiani) e che contiene 6000 posti. Non male, davvero non male. Temperatura finalmente accettabile, posti in prima fila e Bolelli/Fognini in campo a tentar di conquistare la terza semifinale di doppio della loro carriera, contro Cuevas/Marrero, non certo scarsi (in doppio) ma nemmeno imbattibili. A pochi mentri da noi, ci sono Flavia Pennetta e Ximena, fidanzata e moglie di Fognini e Bolelli, che si godono anche loro il sole, l’aria frizzantina e i loro uomini. Una tranquillissima e rilassantissima mattinata di tennis, da spettatori non neutrale ma non certo isterico.
Alla fine Fabio e Simone hanno vinto il loro incontro e sono andati in semifinale, un bel 7-7 7-6 senza troppo soffrire, con gioia e soddisfazioni di tutti. In campo sono quasi un luogo comune applicato al tennis: il diavolo e l’acquasanta, il buono e il cattivo, il calmo e il folle. Quando pero’ la pallina pelosa è in movimento pero’, tutto scompare: sincronia quasi perfetta, intesa al bacio. E si vogliono bene, sono amici per davvero. Ci sono coppie seppur fortissime che non tanto si sopportano, loro no. Anche in conferenza stampa ognuno c’ha il suo ruolo: Simone è quello più riflessivo, più analitico, se si deve analizzare il tabellone o la partita, allora risponde lui. Fabio è quello che parla più del futuro, di come si sentono dentro, di quello che hanno passato per arrivare fin qui. E guai a toccargli Simone: accetta le critiche verso lui, ma se qualcuno tocca Bolelli, allora parte il muro per difendere l’amico. Un po’ come succede con l’altro grande doppio italico, Sara Errani e Robertina Vinci, anche se i ragazzi non hanno ancora vinto quanto le ragazze d’oro del tennis italiano.
Il nostro direttorissimo, preso da guizzo biricchino, ha ribattezzato Bolelli e Fognini, nel corso della conferenza stampa, i nostri “Fichis”. Speriamo che anche questo, dopo le “Cichis”, diventi un marchio di fabbrica vincente.
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